Taranto, detenuti psichiatrici accerchiano e minacciano con lamette due dottoresse

“Mentre è ancora viva la commozione tra la gente per la tragica morte della dottoressa Capovani, uccisa da un malato psichiatrico a Pisa, che ora in carcere si diletterà ad aggredire i poliziotti rimanendo impunito, una situazione analoga sarebbe potuta accadere nel carcere di Taranto nella giornata di lunedì 24 aprile. Allorquando un paio di detenuti con problemi psichiatrici, con licenza di uccidere rilasciata dallo Stato italiano, al reparto infermeria avrebbero accerchiato e poi minacciato prima a parole e poi con delle lamette utilizzate per la barba, occultate nei vestiti, due dottoresse di cui una specialista in psichiatria impedendo loro di allontanarsi dal reparto”. Lo denuncia Federico Pilagatti, segretario nazionale del Sappe, sindacato autonomo di polizia penitenziaria.
La tragedia evitata grazie a un poliziotto
“Fortunatamente l’unico poliziotto presente non si è perso d’animo – aggiunge -. E mentre lanciava l’allarme via radio, riusciva a tenere a bada i detenuti fino all’arrivo dei rinforzi che sono riusciti a scongiurare il peggio. Sempre a Taranto nella giornata di domenica 23 un detenuto di origini siciliane, arrestato il giorno prima, si suicidava ancora prima della convalida prevista il giorno dopo. Ma poteva entrare in carcere visto che la legge Severino-porte girevoli-dispone che gli arrestati debbano essere rinchiusi in carcere solo dopo la convalida dell’arresto?”, si chiede Pilagatti. “E poi ancora violenza con detenuti del nuovo padiglione che hanno sfondato il gabbiotto in cui si riparava il poliziotto, poiché non volevano aspettare l’arrivo dell’infermiere”, continua.

Numerosi episodi di violenza nel carcere di Taranto
“La giornata di domenica si chiudeva a Taranto con altra violenza”. Un detenuto si sarebbe auto lesionato con una lametta mentre un altro in preda a un raptus avrebbe devastato la camera in cui era ristretto. “Non iniziava meglio la settimana poiché, sempre a Taranto, nella notte di 24 – spiega Pilagatti – un detenuto di origini tarantine definitivo con due anni da espiare per maltrattamenti è morto per arresto cardiaco. Era stato appena dimesso dall’ospedale per un malore avvenuto il giorno prima”. “Nella giornata di martedì invece un detenuto ristretto nel carcere di Trani, nativo di Andria di circa 50 anni – evidenzia il Sappe – si è suicidato nella propria stanza legando i lacci delle scarpe e impiccandosi alle grate della finestra. Doveva scontare altri 5 anni per ricettazione e resistenza.
Una politica carceraria totalmente irresponsabile
Questi episodi non sono che la punta dell’iceberg degli eventi critici che accadono giornalmente nelle carceri pugliesi che l’amministrazione penitenziaria non vuole che si sappiano poiché rappresentano il fallimento totale di una politica carceraria irresponsabile. Politica che ha regalato le carceri ai detenuti più violenti e ai “pazzi” con licenza di aggredire e mandare all’ospedale i poliziotti. Proprio per questo i sindacati della polizia penitenziaria a seguito dell’ennesima aggressione avvenuta nel carcere di Lecce tutti insieme nelle giornate di ieri ed oggi, hanno indetto un sit in davanti al penitenziario poiché la misura è colma”.