Tariffe sanitarie, la rivolta dei centri in convenzione: paralisi della Sanità e migliaia di posti di lavoro a rischio

medici covid (2)

Non si ferma la protesta contro il paventato tariffario che potrebbe esser varato dal Ministero della Salute per le prestazioni mediche in convenzione. Una vera e propria mannaia per i centri diagnostici che, se passasse la nuova normativa, rischierebbero la chiusura con ricadute drammatiche sulla Sanità e sull’occupazione.

La manifestazione del 20 marzo

L’U.A.P. (Unione Ambulatori e Poliambulatori), sintesi delle più rappresentative associazioni Imprenditoriali e di professionisti che operano nel S.S.N, conferma che alle 11:00 di mercoledì 20 marzo p.v. terrà a Roma una pubblica riunione, presso il Teatro Brancaccio di Via Merulana 244, per denunciare le drammatiche conseguenze derivanti dall’applicazione del nuovo Nomenclatore Tariffario di Specialistica Ambulatoriale.

La protesta

Il nuovo Nomenclatore prevede infatti tariffe di rimborso per le prestazioni sanitarie che, in molti casi, risultano addirittura inferiori ai costi. Tale ennesimo e immotivato taglio della spesa sanitaria:
– metterà rischio la tenuta finanziaria delle strutture pubbliche e private;
– potrebbe determinare la perdita di posti di lavoro;
– comporterà una sicura una riduzione dell’assistenza ai cittadini.

Ira dei centri diagnostici

Maria Stella Giorlandino, presidente di Artemisia Lab

“Questa normativa è una scure che uccide la diagnostica in convenzione – spiega Maria Stella Giorlandino, presidente di Artemisia Lab – non si possono sostenere i costi con tariffe che vanno dai 12 euro per una visita cardiologica. Negli ultimi anni, specialmente sotto covid siamo stati determinanti, e in cambio abbiamo ottenuto il raddoppio dei costi gestionali per il caro energetico. Forse la politica sottovaluta il nostro ruolo nello scacchiere sanitario: se si persegue questa strada la Sanità rischia il collasso totale. E non dimentichiamoci che c’è il Giubileo alle porte”.

Regioni discriminate

Essa, inoltre, determinerà un’ulteriore divaricazione tra i cittadini delle Regioni che possono permettersi di integrare le tariffe con risorse proprie e di quelle che non possono permetterselo. L’U.A.P., insieme ad ARIS (Associazione Religiosa Istituti Socio-Sanitari) ed AIOP (Associazione Italiana Ospedalità Privata), che rappresenta una parte fondamentale della sanità italiana costituita delle cliniche e degli ospedali convenzionati autorizzati, unanimemente chiedono la sospensione del nuovo Nomenclatore Tariffario, sino al 2025, quando saranno disponibili nuovi ed adeguati fondi, come anche auspicato dal Governatore della Regione Lazio, Francesco Rocca.