Termovalorizzatore, sui rifiuti di Roma balla l’alleanza PD M5S

Sul termovalorizzatore di Roma Pd e Movimento 5 Stelle si giocano molto più della partita sui rifiuti. Che certamente non è di poco conto, visto che nella calpitale i cassonetti continuano ad essere strapieni. E la raccolta spesso è al collasso. Ma sullo sfondo, ci sono giochi di potere e delicati equilibri politici. Infatti, per realizzare il nuovo impianto il sindaco Gualtieri chiede i pieni poteri. Per scavalcare il Piano rifiuti regionale, che ad oggi fa legge. Il meccanismo individuato, è quello di un emendamento al decreto aiuti, votato in consiglio dei ministri (con i grillini polemicamente assenti). E anche in commissione. E atteso tra breve all’esame del Parlanento. La norma prevede uno status speciale per Roma, proprio sui rifiuti. Con la possibilità per il sindaco di farsi un suo piano, anche difforme da quello regionale. Compresa la scelta di quali impianti e tecnologie utilizzare per smaltire (o bruciare) l’immondizia. Ma sul termovalorizzatore i 5 Stelle appaiono più che mai spaccati. Con i trattativisti, come l’assessora regionale Lombardi. Che sta tentando di tutto, per non rompere con il Pd e con Zingaretti. E l’altra ala del Movimento, quella più ambientalista. Decisa a dare battaglia. Con la Raggi in testa, che nel suo mandato da sindaca ha sempre rifiutato la soluzione di bruciare la spazzatura. Puntando alla chiusura integrale del ciclo dei rifiuti. Un duello tutto politico dunque. Che ha riflessi persino in Sicilia, dove si sta per votare. E dove Pd e M5S faranno insieme le primarie. Spazzatura di Roma permettendo.

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Sul termovalorizzatore e i poteri del sindaco deciderà il Parlamento

In parlamento, nelle prossime settimane, verrà presentato un emendamento per modificare il decreto aiuti. Quello che concederebbe a Gualtieri le competenze da commissario per muoversi in autonomia sul fronte rifiuti. E realizzare il termovalorizzatore. Il testo a inizio maggio è passato nelle commissioni (i grillini non hanno votato) e in consiglio dei ministri. E’ ora da convertire alle camere, dove il Movimento ha promesso di dare battaglia. Da qui il lavoro all’emendamento che chiederà delle modifiche alla norma. Sul suo contenuto però manca ancora l’accordo interno.

La bozza che gira tra i parlamentari, specie tra i romani, da Francesco Silvestri a Francesca Flati tra i più agguerriti contro il termovalorizzatori, parla di limitare le azioni di Gualtieri. Solo agli impianti previsti dalla normativa nazionale (il testo unico ambientale che definisce una scala gerarchica delle tecnologie da adottare) ed europea (il regolamento Ue 2020/852 che di fatto condanna l’incenerimento). Ma anche al piano rifiuti regionale. Su quest’ultimo punto però c’è chi ha fatto notare che il testo, così formulato, si auto contraddice. Come l’assessora Roberta Lombardi, volto del dialogo già avviato con il sindaco Gualtieri. Sul fronte opposto invece resta la Raggi, che promette battaglia contro l’impianto.

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“Io mi rifiuto di accettare che nel Lazio vogliano realizzare un inceneritore, una tecnologia vecchia di 20 anni. Proprio mentre in Europa stanno abbandonando questa strada. Significa andare contro il progresso scientifico” scrive in queste ore in un lungo post su Facebook la Raggi. E annuncia una sua visita imminente a un impianto in località Gioia del Colle, in Puglia. “Tratta gli scarti di lavorazione dei rifiuti e li riduce come e molto meglio di un inceneritore, senza alcuna emissione di Co2  o di particelle inquinanti”. Perché non c’è andata nei cinque anni di consiliatura? “In cinque anni abbiamo dovuto fare fronte all’incendio di uno dei quattro impianti di trattamento dei rifiuti di Roma. E siamo stati costretti a cercare siti dove portare la spazzatura anche se non spettava all’amministrazione”.

Insomma, per Raggi e i suoi non c’è dialogo che tenga. D’altronde l’ex sindaca non ha mai visto di buon occhio l’allenza con i dem e salvarla non è certo tra le sue priorità.