Terracina, arrestato il consigliere comunale Gavino Di Gregorio: inchiesta su scambio elettorale e clan camorristici, sequestrati oltre 11 milioni
È Gavino Di Gregorio, eletto nella lista del sindaco Giannetti, il consigliere comunale di Terracina finito agli arresti domiciliari all’alba di oggi nell’ambito di una vasta operazione antimafia condotta dai Carabinieri del Comando Provinciale di Latina, su disposizione del GIP del Tribunale di Roma e su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia capitolina.
Un nome, quello di Di Gregorio, che ora compare ufficialmente tra i destinatari di una misura cautelare personale e reale che coinvolge Roma, Napoli, Terracina, Latina e la provincia, e che riporta sotto i riflettori il tema delle infiltrazioni criminali nella politica locale.
Le accuse: scambio elettorale politico-mafioso ed estorsioni
Il provvedimento riguarda più soggetti gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di scambio elettorale politico-mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, trasferimento fraudolento di valori e turbata libertà degli incanti. Secondo l’impianto accusatorio della Procura antimafia di Roma, l’indagine avrebbe fatto emergere un sistema di relazioni opache in grado di condizionare consultazioni elettorali, attività amministrative e dinamiche economiche nel territorio pontino.
Il legame con il clan Licciardi
Nel fascicolo risulta indagato anche un soggetto indicato dagli inquirenti come appartenente al clan camorristico dei Licciardi, storica articolazione della cosiddetta Alleanza di Secondigliano, radicata nell’area nord di Napoli. Tra i principali arrestati figura il marito di P. Licciardi, quest’ultima indagata in stato di libertà. Un intreccio familiare e criminale che, secondo gli investigatori, avrebbe trovato spazio e interlocuzione anche nel contesto politico-amministrativo di Terracina.
Contestualmente agli arresti, è in corso un sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni immobili e quote societarie per un valore complessivo superiore agli 11 milioni di euro. Nel mirino dei Carabinieri sono finiti sette locali commerciali, un’intera galleria commerciale, un B&B, venti unità immobiliari e tre terreni, distribuiti tra Terracina, San Felice Circeo, Roma e Napoli. Secondo l’accusa, i beni sarebbero riconducibili alle attività illecite contestate o utilizzati per schermare patrimoni e aggirare misure di prevenzione patrimoniale.
Le indagini tra voto, minacce e affari
L’inchiesta, condotta dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Latina tra giugno 2022 e ottobre 2023, nasce da un’attività info-investigativa sviluppata sul territorio. Gli accertamenti avrebbero documentato l’inserimento stabile di una famiglia legata al clan Licciardi nel tessuto economico, imprenditoriale, politico e sociale della città di Terracina. Dalle emergenze raccolte, riferiscono gli inquirenti, sarebbe emersa la volontà di ottenere appoggi elettorali in cambio di favori e protezioni. Gli investigatori parlano di pressioni, minacce e richieste di denaro collegate anche a precedenti prestiti usurari, oltre a intestazioni fittizie di beni per eludere controlli e sequestri.
Parallelamente, i Carabinieri stanno notificando informazioni di garanzia a 11 ulteriori soggetti, indagati a vario titolo per autoriciclaggio, corruzione, trasferimento fraudolento di valori, sottrazione indebita di crediti d’imposta e turbata libertà degli incanti. Le loro posizioni sono oggetto di un procedimento stralciato, sempre coordinato dalla magistratura. Le indagini sono ancora in corso. Come previsto dalla legge, tutti gli indagati sono da considerarsi presunti innocenti fino a sentenza definitiva. Ma l’arresto di un consigliere comunale in carica segna un passaggio che pesa, politicamente e giudiziariamente, sul presente e sul futuro di Terracina.