Chi è Giada Giraldi, la bionda pierre per cui il presidente del Consiglio di Stato rischia il processo

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La procura di Roma ha iscritto nel registro degli indagati il presidente del Consiglio di stato, Filippo Patroni Griffi. E’ quanto scrive il ‘Domani’ spiegando che l’ex ministro del governo Monti, capo del più importante organo della giustizia amministrativa, “è indagato per induzione indebita a dare o promettere utilità”. Avrebbe raccomandato Giada Giraldi, bionda pierre romana, per alcuni incarichi.

Quali sono le accuse contro Patroni Griffi

In particolare, Patroni Griffi “nel 2017, quando era presidente della quarta sezione di palazzo Spada, avrebbe indotto l’avvocato Piero Amara (indagato con la stessa ipotesi di reato) a non licenziare Giada Giraldi, un’amica dell’alto magistrato. Esperta in relazioni istituzionali – si legge sul ‘Domani’ – Giraldi sarebbe stata assunta tempo prima in un’azienda di Amara, la Da.gi srl. Amara le avrebbe fatto un contratto da circa 4-5mila euro al mese, dopo una raccomandazione arrivata da un suo socio in affari, Fabrizio Centofanti, imprenditore finito sui giornali celebre perché accusato di aver corrotto il pm Luca Palamara. Secondo i pm, però, sarebbe stato proprio Patroni Griffi a sollecitare Centofanti (al tempo socio di Amara) affinché trovasse un posto di lavoro alla ragazza”.

Chi è Giada Giraldi

Giada Giraldi, bionda pierre romana, era stata accostata dai giornali a Luca Lanzalone. Il manager di Acea l’aveva conosciuta nella Capitale e messa sotto contratto nella multiutility capitolina dell’ acqua e dell’ energia. Una consulenza da 55 mila euro l’ anno legata alla presidenza che era stata rescissa consensualmente, nel 2018.

Non solo. “I magistrati vanno oltre, ipotizzando che il do ut des sia legato a un contenzioso specifico tra due aziende, ossia la Gemmo srl e la Exitone, quest’ ultima società di Ezio Bigotti di cui Amara è stato avvocato per anni. Ebbene – prosegue il ‘Domani’ – all’epoca dei fatti Patroni Griffi era – secondo i pm – presidente della quarta sezione, lo stesso dove era stato assegnato un ricorso per revocazione presentato dalla Gemmo contro Exitone, rappresentata in giudizio da Amara in persona. ‘E una calunnia’. L’ipotesi accusatoria è tutta da verificare. Non solo perché Amara lasciò a un certo punto l’incarico perché sostituito da altri legali. Ma pure perché, si chiarisce negli uffici di palazzo Spada, ‘al netto della vicenda Gemmo ci risulta che almeno una sentenza di un collegio presieduto da Patroni Griffi abbia accolto una revocazione contro Exitone, annullando una precedente deliberazione del Consiglio di stato che era stata emessa da un altro collegio presieduto da Ricardo Virgilio’. Cioè un magistrato amico di Amara finito nella polvere con l’accusa di essersi fatto corrompere dall’avvocato”.

Il Consiglio di Stato al centro di un delicato intreccio di sentenze

“Fosse confermata l’accusa Patroni Griffi rischierebbe un processo assai delicato – si legge – quando manca ancora un anno alla fine del suo mandato al Consiglio di stato. In caso contrario, se le ipotesi di reato venissero archiviate, potrebbe essere Amara a finire indagato come calunniatore. Di certo l’iscrizione è un duro colpo al Consiglio di Stato. Che – paradossalmente – dovrà presto esprimersi in merito al ricorso del Csm in merito alla nomina del capo della procura romana Michele Prestipino, bocciata dal Tar del Lazio che ha accolto l’istanza del procuratore generale di Firenze Marcello Viola e il procuratore di Palermo Franco Lo Voi. Sul caso Patroni Griffi, così, Prestipino ha mandato una lettera al procuratore generale, per formalizzare la sua astensione in merito al procedimento. Il conflitto d’interesse – conclude l’articolo – in caso contrario sarebbe stato evidente”.