Test del carrello, 10 licenziamenti a Roma nei supermercati Pam Panorama
Dieci lavoratori licenziati in tre mesi. Tutto comincia con un “cliente” che non era cliente: un ispettore mandato dall’azienda per mettere alla prova le casse. È questo, nel linguaggio sindacale, il famigerato test del carrello. È iniziato in Toscana, con i casi di Siena e Livorno. Ma ci sono stati licenziamenti anche a Roma, dove si contano già diversi cassieri sospesi o senza lavoro, mentre i delegati sindacali sono già sul piede di guerra. La tensione è alta e rischia di sfociare nello sciopero.
Cos’è il test e perché i lavoratori lo contestano
Il test del carrello prevede che un ispettore si finga cliente, occupi la coda, manipoli etichette o nasconda prodotti nelle confezioni o nel carrello per verificare se il cassiere nota la discrepanza. In pratica, finge di essere un ladro, ma di quelli davvero furbi. Oppure esaspera il cassiere con continue richieste, per vedere come si comporta. Se il “finto cliente” segnala una mancanza e l’addetto alla cassa non la individua, scatta la contestazione disciplinare, fino al licenziamento. Per i sindacati si tratta di una provocazione organizzata, una pressione psicologica mirata a far sbagliare chi lavora e a giustificare sanzioni severe.
Roberto Brambilla di Filcams Cgil racconta di test assurdi, come rossetti nascosti nelle confezioni delle uova. “Sarebbe stato impossibile per i cassieri trovarle. Non sono poliziotti o ispettori, non è compito loro”, dichiara. “Il cliente misterioso dovrebbe invece verificare solo se viene dato correttamente il resto e il giusto comportamento del cassiere. Non metterlo apposta in difficoltà”.
10 casi a Roma: ecco dove
A Roma i casi contestati riguardano almeno dieci dipendenti: tre licenziamenti a Lunghezza, casi singoli a Valle Aurelia e Tiburtina, due ai Granai all’Eur, uno al Maximo in via Laurentina, uno a Monterotondo e l’ultimo segnalato in via Appia, a poca distanza da Piazza Re di Roma, per prodotti scaduti. Dietro ogni licenziamento ci sono persone con decenni di lavoro. C’è chi, come Massimiliano, è entrato in azienda nel 1996 ed è stato per anni rappresentante sindacale. È stato licenziato senza che gli sia stata mostrata la lettera di lamentela che avrebbe motivato il provvedimento e adesso denuncia trasferimenti punitivi e una gestione che non tiene conto della sua situazione familiare: Massimiliano infatti usufruisce della legge 104, perché deve dare assistenza a un genitore disabile.
Poi c’è Antonella, cassiera da 34 anni, che è crollata per lo stress durante il secondo test del carrello dopo essere stata messa ripetutamente alla prova. Ma tutti i dipendenti sono d’accordo su una cosa: ormai andare al lavoro provoca ansia, paura della giornata lavorativa, sensazione di essere in “trappola”.
La rabbia dei sindacati
Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e Usb denunciano pratiche vessatorie e annunciano ricorsi e mobilitazioni. I sindacati chiedono l’annullamento delle sanzioni e definiscono il metodo del test una strategia che “mette in difficoltà lavoratori che non sono poliziotti”, oltre a sospendere la dignità dei ruoli in punto vendita. E chiedono dialogo, ritiro dei provvedimenti e regole trasparenti per i controlli.
I vertici aziendali e i sindacati si sono confrontati ieri a Roma in un incontro definito “decisivo”. Ma Pam Panorama ha ribadito la propria posizione e, al momento, non arretra. Al momento i licenziamenti non sono stati ritirati e l’azienda sostiene di dover garantire standard e procedure operative. La tensione resta alta e i sindacati minacciano la mobilitazione se non si apre un tavolo reale di confronto.
Cosa succederà
Il clima resta teso. Da una parte i lavoratori, sia quelli licenziati che quelli ancora in azienda. I sindacati stanno valutando l’avvio di azioni giudiziarie contro i licenziamenti e si tengono pronte a uno sciopero nazionale o a mobilitazioni locali se l’azienda non accetterà di rivedere le pratiche disciplinari. Per chi ancora ha un lavoro le cose non vanno troppo bene. C’è ansia, paura di sbagliare, il timore che ogni cliente possa essere il finto cliente. Una tensione che non si può reggere a lungo.
Sul fronte aziendale, la linea rimane quella del controllo della qualità e della tutela dagli illeciti in cassa. La partita si gioca dunque su due tavoli paralleli: quello del confronto sindacale e quello delle aule giudiziarie. Chi vincerà?