Sarebbero oltre un migliaio i pesci vittime della moria dello scorso giovedì 26 agosto sul Tevere. Un evento strano, anche se non isolato. Perché qualcosa di simile si era già vista nel 2020. Una vera e propria ecatombe, forse dovuta all’uso intensivo dei pesticidi nelle coltivazioni di mais a nord della Capitale. Un mistero sul quale Asl e Arpa Lazio stanno indagando, dopo aver prelevato nei giorni scorsi alcuni campioni di acqua dal fiume. Che adesso i tecnici stanno analizzando in laboratorio. Ma in attesa dei risultati delle analisi, rimane il problema delle tante carcasse degli esemplari ittici morti. Tutti di taglia medio grande, evidentemente più soggetti ad assimilare i veleni presenti nelle acque. Cadaveri che si sono accumulati nelle reti disposte dalla Regione Lazio in prossimità della foce, in teoria per impedire alla plastica di raggiungere il mare. E che ora sono piene zeppe di pesci morti che galleggiano macabri sul pelo dell’acqua. Così adesso urge il loro smaltimento, anche per una questione di igiene pubblica e di decoro. Compito però che spettera’ al comune di Fiumicino. Perché quel tratto di Tevere ricade appunto nelle competenze del comune costiero confinante con la Capitale.
Pesci morti nel Tevere, si aspetta l’analisi delle acque ma il sospetto cade sui pesticidi
I pesci morti del Tevere che dovrà smaltire Fiumicino
“In questi giorni la barriera ha fermato i pesci morti nel Tevere lungo tutto il corso del fiume, a partire dal centro di Roma. Stiamo provvedendo a smaltire le carcasse della barriera in collaborazione con la Asl e con le altre Istituzioni interessate” ha twittato Cristiana Avenali, responsabile regionale dell’Ufficio di scopo del Tevere. Che ha poi aggiunto “è davvero impressionante”. Lo smaltimento dei pesci morti, non è un problema secondario, vista la quantità di carcasse raccolte. Ma la diga si trova a Fiumicino e dovrà essere il comune aeroportuale a gestirne lo smaltimento.
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