Tivoli, “Guarda come corre la mongoloide”: studenti disabili umiliati in chat. Video, insulti e meme choc a scuola

Bullismo a scuola

C’è chi usa lo smartphone per studiare, chi per chattare. E poi c’è chi lo trasforma in un’arma. A Tivoli, in una scuola superiore, foto e video di studenti disabili sono finiti nelle chat di classe, accompagnati da frasi violente, offensive, disumane. Ripresi, derisi, trasformati in meme e accompagnati da frasi offensive come “guarda come corre la mongoloide”. Un’escalation di cyberbullismo che ora è finita all’attenzione della polizia e della Procura dei minorenni.

Video e insulti nelle chat: due sedicenni nel mirino

Le vittime sono un ragazzo e una ragazza di 16 anni, entrambi disabili. Le immagini sono circolate per settimane nelle chat di classe. Foto e video rubati durante la vita scolastica quotidiana: in aula, in palestra, persino nei bagni dell’istituto. Una ragazza sarebbe stata filmata mentre correva, con commenti pesantemente discriminatori legati alla sua disabilità: “guarda come corre la mongoloide”. Un compagno, invece, sarebbe stato ripreso mentre si trovava sul water. Scene umilianti, diffuse come se fossero giochi e scherzi

In alcuni casi, secondo quanto emerso, le immagini sarebbero state anche modificate per accentuare la derisione: volti sovrapposti, meme costruiti ad arte, didascalie offensive. Tutto condiviso con leggerezza, come se non ci fosse una persona dall’altra parte dello schermo.

La scoperta durante i controlli interni

A far emergere la vicenda sono stati gli educatori dell’Istituto alberghiero del Convitto nazionale “Amedeo di Savoia Duca d’Aosta” di Tivoli. Durante verifiche interne sono saltati fuori quei contenuti. Da lì, la segnalazione alla dirigenza e l’immediata convocazione delle famiglie. Lunedì 15 dicembre i genitori dei due ragazzi sono stati chiamati nella sede di piazza Giuseppe Garibaldi dalla rettrice Alessandra Lorini. Davanti a loro, i materiali raccolti. Uno shock. Gli episodi, è stato spiegato, risalirebbero ai mesi di ottobre e novembre.

Il giorno successivo, martedì 16 dicembre, la madre della studentessa ha presentato denuncia al commissariato di Tivoli. Il giorno dopo è stato il padre dell’altro ragazzo a fare lo stesso. Le indagini sono ora affidate al pool antiviolenza della polizia, che procede contro ignoti. Gli investigatori stanno lavorando per ricostruire chi ha girato i videochi li ha diffusiin quali chatquante immagini esistono e se parte del materiale sia finito anche sui social network. Non si esclude che, una volta delineato il quadro, il fascicolo finisca alla Procura per i minorenni. E qui non si parla solo di cyberbullismo, ma di diffamazioneviolazione della privacy e, in alcuni passaggi, anche di minacce. Frasi come “Mo’ je menamo” sarebbero infatti comparse accanto ai video.

Vittime e presunti responsabili hanno tutti tra i 15 e i 16 anni. Classi seconde. Età in cui si parla spesso di immaturità. Ma c’è un punto in cui l’ironia sparisce e resta solo la responsabilità. Perché trasformare la fragilità di un compagno in uno spettacolo da chat non è una bravata. È una scelta.