Tivoli, il ristorante dentro la storica Rocca è salvo (per ora): il Tribunale rinvia di sette mesi la decisione

Tivoli, vista del centro storico, foto Google Heart

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Tivoli, il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha concesso una nuova proroga nella lunga vicenda che coinvolge il ristorante situato all’interno della Rocca Pia, uno dei monumenti simbolo della città. La decisione definitiva sul caso è stata rinviata al 5 maggio 2026, garantendo al locale la possibilità di continuare a operare fino a quella data.

Il Tar ha confermato la misura cautelare già in vigore, ossia un sostanziale via libera al proseguimento delle attività enogastronomiche, congelando gli effetti dell’ordinanza comunale che disponeva la demolizione di alcune strutture e il divieto di attività commerciale a carico del ristorante. In altre parole, tutto resta fermo fino alla primavera prossima, quando una nuova udienza dovrà fare chiarezza su decenni di carte, vincoli e condoni.

Il nodo: abusi edilizi o eredità del passato?

Al centro del contenzioso ci sono presunti abusi edilizi compiuti tra gli anni Quaranta e Cinquanta, epoca in cui la Rocca era già un bene vincolato. Secondo le amministrazioni comunali che si sono succedute, sarebbero stati realizzati ampliamenti, chiusure e modifiche strutturali non autorizzate.

I gestori contestano la ricostruzione, sostenendo che le opere siano antiche e condonate molto prima delle normative urbanistiche moderne. Un groviglio amministrativo che coinvolge anche il Demanio dello Stato, proprietario del complesso, e che rende difficile stabilire con certezza dove finisca la storia e cominci l’irregolarità.

Il Tar ha quindi disposto una verifica tecnica indipendente per ricostruire l’evoluzione edilizia del luogo e stabilire se le strutture oggi contestate siano frutto di interventi abusivi o di trasformazioni legittimamente sanate.

Perizia rinviata, verificatore sostituito

La relazione tecnica doveva essere affidata al Dipartimento di Architettura dell’Università “La Sapienza” di Roma, ma l’ateneo ha dichiarato di non poter svolgere l’incarico per mancanza di personale disponibile. Il Tribunale ha quindi nominato un nuovo soggetto verificatore: il Dipartimento di Pianificazione Strategica e Governo del Territorio della Città Metropolitana di Roma Capitale, che avrà 120 giorni di tempo per depositare la relazione.

Il compito sarà complesso: il verificatore dovrà descrivere lo stato dei luoghi, accertare la datazione delle opere, individuare eventuali condoni e confrontare i titoli edilizi rilasciati nel tempo con l’attuale configurazione del complesso, senza tralasciare i vincoli paesaggistici e monumentali. Una mappatura che dovrà fare luce su oltre settant’anni di interventi, modifiche e concessioni.

Rocca Pia, bene pubblico a uso privato

Oltre l’aspetto tecnico, la vicenda di Tivoli porta con sé una questione di principio: come è possibile che un bene demaniale, vincolato e di altissimo valore storico, ospiti da anni un’attività privata a scopo di lucro? La Rocca Pia, costruita nel XV secolo e oggi patrimonio pubblico, ospita spazi concessi in uso a privati per attività di ristorazione. Una situazione che, nel tempo, ha generato perplessità e contraddizioni, da parte dell’amministrazione comunale di Tivoli. Da un lato, si parla di valorizzazione del patrimonio attraverso iniziative economiche. Dall’altro, molti cittadini e associazioni culturali denunciano un uso improprio di un bene storico, dove l’accesso libero del pubblico potrebbe di fatto limitato.

La disputa giudiziaria, quindi, non riguarda solo eventuali opere abusive, ma anche il modello di gestione dei beni culturali: tra tutela e sfruttamento commerciale, tra concessione e privatizzazione dei locali pubblici.

Le responsabilità delle istituzioni

Il Tribunale ha chiesto al verificatore di accedere agli archivi del Comune di Tivoli, della Soprintendenza e dell’Agenzia del Demanio per esaminare documenti, titoli edilizi e autorizzazioni. Saranno fondamentali per capire chi, negli anni, ha autorizzato (o tollerato) la trasformazione di parte della Rocca in locale commerciale.

L’impressione è che, dietro la vicenda giudiziaria, si nasconda un problema più ampio: una gestione frammentata del patrimonio pubblico.

La sostituzione del verificatore e il continuo rimpallo di responsabilità tra enti pubblici mostrano quanto il sistema di tutela dei beni culturali sia, ancora oggi, fragile e burocraticamente lenta.

Una partita aperta anche sul piano politico

In città il dibattito resta acceso. Una parte dell’opinione pubblica considera il locale un esempio di valorizzazione turistica; altri lo vedono come una sorta di privatizzazione del patrimonio pubblico.

La giunta comunale, che in passato aveva tollerato la presenza del ristorante, ne chiede la chiusura. Una svolta che molti leggono come contraddizione politica, o come un tentativo tardivo di recuperare il controllo su un bene che appartiene alla collettività.

Il Tar, con il rinvio di sette mesi, ha solo spostato in avanti la resa dei conti. Ma il verdetto finale — previsto per maggio 2026 — dovrà chiarire non solo la regolarità edilizia, ma anche il confine tra interesse pubblico e profitto privato.

Un rinvio che pesa

La sospensione delle ordinanze di chiusura del Comune di Tivoli non è una vittoria, ma una tregua fragile. Nei prossimi mesi, la perizia tecnica e i documenti storici dovranno raccontare la verità di un luogo che da secoli domina Tivoli ma che oggi divide la città. Dentro quelle mura del Quattrocento, si gioca una partita che va oltre il destino di un locale: riguarda la gestione dei beni comuni, la coerenza delle istituzioni e il diritto dei cittadini di conoscere come viene amministrato il proprio patrimonio storico.