Tivoli, stop a 6 appartamenti dopo 17 anni: stangata del Comune contro costruttore e…

A Tivoli si chiude, almeno sul piano giudiziario, almeno in primo grado di giudizio, una battaglia urbanistica che andava avanti da 17 anni. Sei appartamenti realizzati con una denuncia di inizio attività (DIA) vengono dichiarati dal Comune privi di legittimazione nel 2023. La decisione, contestata dai proprietari che oggi vi abitano, è stata confermata dal Tar del Lazio, che ha respinto ogni rimostranza quest’oggi 15 settembre. La vicenda chiama in causa responsabilità politiche e amministrative che, negli anni, hanno lasciato aperta una ferita nel tessuto urbano della città. Ovviamente, i ricorrenti, hanno facoltà di ricorrere al Consiglio di Stato, secondo e ultimo grado della Giustizia amministrativa, contro tale sentenza.
Tivoli, il nodo della DIA del 2004 mai risolto per gli appartamenti
Tutto parte nel 2004, quando il costruttore dell’epoca presenta una DIA per modifiche interne e leggere variazioni di volumi su due edifici già autorizzati alla fine degli anni ’90. Una pratica che sembrava di ordinaria amministrazione, ma che con il tempo si è rivelata ben più complessa. Secondo il Comune di Tivoli, infatti, non si trattava di semplici aggiustamenti ma di spostamenti di sedime e accorpamenti edilizi che richiedevano un vero permesso di costruire. Una differenza sostanziale che oggi costa cara a chi quegli appartamenti li ha acquistati in buona fede.

Vincoli paesaggistici ignorati, per Comune di Tivoli e Tribunale
Il punto decisivo riguarda il vincolo paesaggistico. L’area interessata era già sottoposta a tutela dal 2001, con decreto ministeriale. Per il Tar, non c’è dubbio: senza autorizzazione paesaggistica, la DIA non poteva produrre effetti legittimi. Il Comune di Tivoli, dunque, aveva il dovere di dichiararne l’inefficacia anche a distanza di molti anni. Nessuna violazione dei termini e nessuna tutela dell’affidamento per i proprietari: la legge prevale sui ritardi burocratici.
I proprietari degli appartamenti di Tivoli restano a mani vuote, per ora
Gli attuali residenti avevano tentato di difendersi invocando il tempo trascorso e la presunta marginalità delle modifiche. Secondo la loro versione, si trattava di semplici spostamenti interni e di una lieve traslazione di volumetria. Il Tar, però, ha giudicato insufficienti le prove portate in aula: nessuna documentazione concreta a sostegno di quella tesi, solo affermazioni generiche. E così, il verdetto è stato netto: il ricorso è respinto, i provvedimenti comunali restano validi.
Il ruolo del Comune di Tivoli
La decisione segna un punto importante anche per la politica locale. Dopo anni di immobilismo, il Comune di Tivoli ha scelto la linea dura, difendendo in tribunale la propria posizione. Una scelta che appare come una vera stangata contro il costruttore originario, ma che inevitabilmente ricade sugli inquilini. La sentenza, infatti, certifica che l’amministrazione ha agito correttamente nel dichiarare inefficace la DIA, applicando i principi di tutela paesaggistica e di vigilanza urbanistica.
Una ferita urbanistica per Tivoli
Questa vicenda mette in luce un problema annoso: le costruzioni nate sotto regimi autorizzativi incerti, tra scappatoie burocratiche e silenzi amministrativi, rischiano di trasformarsi in mine vaganti per la città. Gli appartamenti, già abitati, ora portano addosso il ‘marchio dell’irregolarità’. Non è ancora chiaro quale sarà il destino di quelle case, ma il messaggio è chiaro: il Comune non intende più chiudere gli occhi di fronte alle irregolarità edilizie. Una decisione che però rischia di creare non pochi problemi ai proprietari attuali degli immobili.
Politica sotto ‘accusa’?
Il caso apre interrogativi sulla gestione urbanistica degli anni passati. Come è stato possibile che un intervento così rilevante restasse sospeso per quasi due decenni? Perché i controlli sono scattati solo nel 2023, quando le unità immobiliari erano ormai abitate e vendute? Domande che pesano sulla politica cittadina, colpevole almeno di ritardi e inerzia? La sentenza del Tar non solo chiude la vicenda giudiziaria, ma mette a nudo la fragilità di un sistema amministrativo che ha lasciato proliferare situazioni borderline.
La lezione per il futuro di Tivoli, ma non solo
Per Tivoli, la sentenza rappresenta un monito: senza rispetto dei vincoli e senza autorizzazioni, nessun progetto edilizio può dirsi sicuro. La politica dovrà ora farsi carico delle conseguenze, perché dietro quelle mura non ci sono solo carte e planimetrie, ma famiglie che rischiano di perdere ciò che consideravano casa. La certezza del diritto, in materia urbanistica, non è solo un principio astratto: è l’unica garanzia per la città di crescere senza nuove ferite.