Torna nella Capitale l’olio degli Antichi Romani: 189 piante di olivo al Colosseo
Arriva l’olio di Roma. Ad accogliere i 7,5 milioni di turisti pronti a tornare con la ripartenza post Covid al Colosseo, che è il monumento più visitato in Italia, c’è la prima oasi di 189 piante di ulivo per l’olio extravergine dell’antica Roma. Lo rende noto la Coldiretti che, in collaborazione con Unaprol, ha realizzato al Parco archeologico del Colosseo la cura degli alberi e la raccolta delle olive nel pieno rispetto del loro ruolo paesaggistico e del contesto storico. Con la produzione di un olio unico al mondo. Si tratta – spiega la Coldiretti – della prima iniziativa del 2021 che unisce cultura ed enogastronomia per la ripartenza del turismo e le nuove aperture delle frontiere grazie al green pass vaccinale.
L’olio proviene dagli alberi vicino al Colosseo
Lo segnala l’organizzazione agricola in occasione del via libera alla prima denominazione “Olio di Roma” che rafforza il primato mondiale del made in Italy nella produzione di extravergine di qualità. Grazie al maggior numero di denominazioni riconosciute in Europa (43 Dop e 4 Igp) e il più vasto tesoro di biodiversità del mondo. Con l’Italia che può contare su 533 varietà di olive contro le appena 70 degli spagnoli che hanno una produzione di massa quasi sei volte superiore. La produzione di olio identificata da un’apposita etichetta “Palatinum” è ispirata ad un antichissimo disegno di un pavimento a mosaico della Casa dei Grifi sul Palatino.
Si chiamerà “Olio di Roma”
L’iniziativa per valorizzare il legame storico tra la produzione di olio e gli Antichi Romani avviene dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del via libera a livello nazionale alla protezione transitoria alla denominazione Olio di Roma. Per la quale è stata richiesta la registrazione alla Commissione europea come indicazione geografica protetta. La denominazione Olio di Roma Igp – sottolinea Coldiretti – riguarderà 316 comuni del Lazio. Ben 107 nel territorio della Città Metropolitana di Roma Capitale. Poi 27 in provincia di Latina, 35 in provincia di Rieti, 60 in provincia di Viterbo, 87 in provincia di Frosinone. Per una produzione totale di circa 75.000 tonnellate di olive e 10.550 tonnellate di olio ogni anno. Per un valore economico complessivo di quasi 52 milioni di euro
Coldiretti richiede la denominazione olio Ipg
Un patrimonio che rinforza le fila di un esercito nazionale di 250 milioni di piante. Che da nord a sud, con 400 mila aziende agricole specializzate che garantiscono una produzione che raggiunge i 255 milioni di chili nell’anno dell’emergenza Covid. Un quantitativo rilevante ma del tutto insufficiente. Che va sostenuto con un piano di potenziamento produttivo nell’ambito del nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza varato dal Governo di Mario Draghi. Dove si richiama per ben 62 volte la parola agricoltura insieme a sostenibilità (44) e biodiversità (27). Anche perché il 2020 è stato un anno molto sfavorevole per la produzione di olio d’oliva. E’ crollata del 14,5% – sottolinea Coldiretti – con una flessione particolarmente forte nelle regioni del Sud, dalle quali dipende gran parte della produzione nazionale.