Torre dei Conti: la storia millenaria del simbolo crollato nel cuore di Roma

Roma, crollo Torre dei Conti

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C’è un silenzio insolito, quasi rispettoso, in Largo Corrado Ricci, tra via Cavour e i Fori Imperiali. La Torre dei Conti, da secoli sentinella di pietra della città eterna, non è più la stessa: una parte della struttura è crollata nei giorni scorsi, travolgendo parte del cantiere e provocando una vittima.

Una tragedia che ha scosso Roma, ma che riporta al centro dell’attenzione la storia di un monumento unico, tanto amato da Francesco Petrarca, che la definì “turris illa toto orbe unica” – “quella torre unica al mondo”.

Un simbolo del potere medievale costruito sulle rovine dell’Impero

La Torre dei Conti affonda le sue radici nel IX secolo, quando Pietro dei Conti di Anagni eresse una prima fortificazione sopra le rovine del Tempio della Pace di Vespasiano. Nel 1203, papa Innocenzo III, appartenente alla potente famiglia dei Conti di Segni, la fece ampliare e rivestire di travertino proveniente dai Fori Imperiali.

Alta originariamente oltre 50 metri, la torre svettava su tutta Roma. Era considerata un segno visibile del potere papale e feudale, un faro politico nel cuore della città medievale. Il rivestimento candido, le mura spesse e le feritoie ne facevano insieme una fortezza e un palazzo, una sorta di “grattacielo del Medioevo”.

La definizione di Petrarca: “unica al mondo”

Nel Trecento, la sua imponenza impressionò anche i letterati. Il Petrarca, in una lettera, la celebrò come “unica al mondo”, riconoscendone il valore estetico e simbolico. Per secoli, la torre fu la più alta di Roma: la chiamavano Torre Maggiore, ed era visibile da chilometri di distanza. Oggi ne restano 29 metri, ma la sua presenza domina ancora la prospettiva dei Fori.

La Torre dei Conti ha attraversato oltre otto secoli di storia tra crolli e rinascite. I terremoti del 1348, del 1630 e del 1644 ne ridussero l’altezza e la stabilità. Nel Cinquecento perse il rivestimento in travertino, riutilizzato per la costruzione di Porta Pia. Nel Novecento, Benito Mussolini la donò alla Federazione nazionale Arditi d’Italia, trasformandola in un mausoleo. Poi divenne ufficio comunale fino al 2006, quando iniziò un lungo periodo di abbandono e degrado.

Solo di recente, grazie ai fondi del PNRR, era stato avviato un progetto di restauro e messa in sicurezza, purtroppo interrotto dal crollo improvviso di novembre.

Le leggende: la torre costruita sul Tempio della Pace

Attorno alla Torre dei Conti si intrecciano leggende popolari. Si dice che sorga su un luogo “sacrato”, l’antico Tempio della Pace, e che nei secoli la torre fosse considerata una sorta di porta simbolica tra pace e guerra: secondo il racconto popolare, i suoi accessi si aprivano o chiudevano in base ai conflitti che scuotevano Roma.

Un’altra tradizione racconta che fosse stata edificata con pietre provenienti dal Colosseo, simbolo del continuo riuso delle memorie imperiali da parte della città medievale.
E ancora oggi, nelle notti ventose, qualcuno giura di udire tra le feritoie i passi degli Arditi, gli antichi soldati che la presidiarono nel secolo scorso.

Una perdita che pesa, ma non cancella la memoria

Il crollo della Torre dei Conti è una ferita aperta nel cuore di Roma. Non è solo una perdita architettonica, ma la caduta di un simbolo della continuità storica tra l’Impero e il Medioevo, tra la fede e il potere, tra la memoria e la città viva.

La speranza è che il restauro — oggi inevitabilmente da ripensare — possa restituire alla torre la dignità che merita, come monumento “unico al mondo”, testimone millenario di una Roma che, nonostante tutto, non smette mai di rinascere dalle proprie rovine.