Torvaianica, aggredito noto imprenditore: “Stavo filmando quello che non va in spiaggia, volevano impedirmelo”

“Mentre stavo riprendendo con il mio iPhone i presunti abusi edilizi sul demanio, all’altezza del Villaggio Tognazzi, un bagnino mi ha aggredito alle spalle. Prima lanciato il mio iPhone in mare. Poi se ne è appropriato per circa 10 minuti, mentre il telefono era sbloccato, senza protezione, e quindi con tutti i miei dati sensibili, dalle foto ai messaggi, fino ai contatti dei miei familiari, tutto a sua disposizione”.
È un episodio grave, quello raccontato da Andrea Rossi, noto imprenditore di Pomezia, aggredito nel pomeriggio di venerdì 13 giugno a Torvaianica.

Aggressione a Torvaianica, il racconto della vittima
“La questione è molto complessa e mi sono rivolto subito alle autorità, chiamando il NUE 112 per tutelare la mia incolumità”, esordisce Rossi. “Il bagnino mi ha fatto lo sgambetto per farmi cadere e mi ha tolto il telefono dalle mani. Ho provato a chiedergli cosa stava facendo e lui ha lanciato il mio smartphone in acqua, salvo poi riprenderlo e tenerselo per circa 10 minuti: preciso che, dal momento che lo stavo usando, era sbloccato e tutti i miei messaggi e i dati sensibili erano a sua disposizione, così come quelli dei miei cari, comprese le foto e i contatti dei miei bambini”.
Le richieste d’aiuto inascoltate
“Ho quindi provato a chiedere aiuto, dicendo di chiamare i carabinieri o la polizia, visto che non mi restituiva il telefono. Ma nessuno, malgrado fossi stato aggredito e buttato a terra, è intervenuto in mia difesa o ha chiamato le forze dell’ordine. Solo dopo 10 minuti, trascorsi correndo sulla spiaggia alla ricerca di aiuto, un signore ha accolto la mia richiesta: stava per chiamare i soccorsi e allora, proprio in quel momento, è arrivata una donna con il mio cellulare in mano“, racconta ancora sconvolto Andrea Rossi. “Mi ha detto: ecco il tuo telefono, falla finita e vattene. L’ho preso e ho chiamato i carabinieri. È assurdo che ci sia stata così tanta omertà. Da vittima, secondo loro mi dovevo vergognare. Una situazione grottesca, che voglio assolutamente portata alla luce. Quanto succede qui l’ho più volte ho provato a denunciare attraverso post sui social, per questo mi hanno preso di mira, appena mi hanno visto sulla spiaggia”, dichiara.
La spiaggia trasformata: da concessioni limitate a veri e propri stabilimenti
La storia affonda le radici nel 2009, quando il Comune di Pomezia rilascia quattro concessioni demaniali per l’occupazione di piccole aree di spiaggia — ognuna di circa 100 metri quadrati, destinate al noleggio di attrezzature balneari. Col passare degli anni, però, quelle modeste concessioni sarebbero state stravolte: costruzioni, impianti fognari, chioschi bar, passerelle, pozzi e persino un campo da beach volley.
Secondo quanto documentato nei rilievi topografici del Comune (settembre-dicembre 2024 e marzo 2025), le opere abusive si estenderebbero per oltre 1.100 metri, di cui 600 a ridosso della costa e 500 lungo il fosso di Vaccareccia, in un’area a tutela paesaggistica assoluta. “Le immagini satellitari di Google Earth, datate 15 giugno 2024, mostrano la portata degli abusi: superfici coperte che variano da 160 a 520 mq per ciascun insediamento”, afferma Rossi, che ha depositato un dettagliato esposto ai carabinieri riguardo quanto accaduto.
Le ordinanze del Tar
Il punto di svolta arriva tra il 28 e il 30 maggio 2025, quando il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, con quattro ordinanze distinte, rigetta i ricorsi presentati dai concessionari per bloccare le demolizioni imposte dal Comune. Il TAR parla chiaro. Le opere hanno “natura abusiva confessoria”, perché gli stessi ricorrenti hanno chiesto una sanatoria ai sensi dell’articolo 36 del DPR 380/2001, ammettendo di fatto l’illegalità degli impianti.
Nelle motivazioni si legge che non sussistono né “profili di fumus boni iuris”. Né un “danno grave e irreparabile”, ribadendo che l’ordine di demolizione resta valido, sebbene temporaneamente sospeso in attesa dell’esito della sanatoria. Ma proprio su quest’ultimo punto, la stessa amministrazione comunale è chiara: nessuna sanatoria è possibile. Manca sia il titolo edilizio, sia la legittimazione a presentare domanda, visto che i concessionari non dispongono dell’area occupata né di un titolo demaniale per usi diversi da quelli previsti.
Impianti fognari illegittimi e mancate autorizzazioni
“I documenti parlano di impianti fognari realizzati senza permesso, con autorizzazioni ambientali che — seppur rilasciate nel 2011 — sarebbero state subordinate ad altri nullaosta mai ottenuti”, specifica Rossi. “L’autorizzazione allo scarico sarebbe stata concessa solo ai fini ambientali, e non avrebbe coperto le opere edilizie realizzate. Lo stesso per la connessione alla rete fognaria: l’infrastruttura è cresciuta a dismisura, senza mai essere regolarizzata“, spiega l’imprenditore.
Rossi, imprenditore molto noto a Pomezia, ha documentato negli anni — con esposti, diffide e fotografie — tutto ciò che è stato costruito in violazione delle norme. I suoi rilievi hanno spinto il Comune ad avviare controlli e procedimenti. “Ma noto che, se per uno stabilimento si sono mossi subito, per altri c’è una sorta di rallentamento che non riesco a spiegarmi, come una battuta di arresto. Ho quindi fatto diverse segnalazioni, anche alla Capitaneria di Porto, richiedendo una trasmissione alla procura della Repubblica. Ma ancora non c’è risposta”.
I lati oscuri
Rossi vuole andare a fondo alla vicenda perché teme “lati oscuri”. “Ci sono alcune società, alcune concessioni demaniali che erano intestate a delle SRL. E sono tuttora attestate alle medesime SRL, ma è stato ceduto il 100% delle quote societarie. Quindi, se formalmente rimane intestata sempre alla stessa SRL, ma l’assetto patrimoniale di quella SRL viene assorbito da un altro soggetto economico, c’è una sostituzione del godimento della concessione. Ma la sostituzione è in favore di chi? Il Comune ha accertato questi passaggi, visto che è tenuto per legge a verificare eventuali sub-ingressi di concessioni demaniali? Ha accertato se le concessioni rispondono alle misure di legge, se ci sono abusi di diritti nell’area in concessione? Poi, lì c’è l’accesso ai disabili? Non c’è, e una condizione per il rinnovo della concessione demaniale è l’accesso ai disabili. Anche per questo ho fatto un esposto, al quale non ho avuto risposta”.