Torvaianica, stabilimento ‘cacciato’ dal Comune per un solo ‘affitto’ non pagato: Pomezia dovrà ‘risarcire’ il titolare

Torvaianica, il litorale e piazza Ungheria, foto Google Maps

Contenuti dell'articolo

Un solo anno di canone d’affitto mancato. Tanto è bastato, qualche anno fa, al Comune di Pomezia per sfrattare uno stabilimento balneare storico di Torvaianica, l’Eden Srl. Una decisione drastica che oggi si rivela un boomerang: il palazzo comunale è stato costretto a rimborsare le spese legali sostenute dalla società, dopo che i giudici del Tar e del Consiglio di Stato hanno dato pienamente ragione al gestore dello stabilimento.

Il colpo di scena politico-istituzionale arriva nero su bianco in una determinazione dirigenziale del Comune di Pomezia firmata il 23 settembre, che prende atto di una recente diffida inviata al Comune dagli avvocati del gestore. L’atto riconosce ufficialmente la vittoria dell’Eden contro il Comune e dispone l’impegno di spesa di 1.625 euro per coprire i costi del contributo unificato anticipato dall’azienda nelle due cause vinte.

La guerra legale persa dal Comune di Pomezia contro lo stabilimento di Torvaianica

Il contenzioso nasce da un contrasto apparentemente minimo: un ritardo di pagamento che l’amministrazione aveva interpretato come violazione insanabile del contratto. Una rigidità che ha innescato la chiusura forzata dello stabilimento, con gravi danni economici e un ricorso giudiziario immediato da parte della società.

Nei tribunali, però, la versione del Comune non ha retto. Prima il Tar, poi il Consiglio di Stato, hanno smontato la tesi del Comune di Pomezia, ribaltando l’atto di revoca della concessione e riconoscendo la sproporzione della misura adottata. Una sonora sconfitta giudiziaria che oggi presenta il conto, seppur in una cifra relativamente contenuta.

Il risarcimento simbolico, ma pesante per Pomezia a livello politico

Il rimborso disposto non è che una minima parte del danno subito dall’azienda. Si tratta infatti soltanto delle spese vive di giustizia, cioè il contributo unificato, dovuto per iscrivere le cause a ruolo. Ma dietro quei 1.625 euro c’è molto di più: il riconoscimento ufficiale che il Comune ha sbagliato, costringendo un imprenditore a difendersi in tribunale per un provvedimento giudicato illegittimo.

La questione, dunque, non si esaurisce con il rimborso. Resta il nodo più delicato: chi pagherà davvero il prezzo delle conseguenze economiche, di immagine e di lavoro dello stabilimento?

Una macchia sulla gestione amministrativa?

Il documento firmato dai dirigenti del settore finanziario stabilisce, in sostanza, che saranno i cittadini a sobbarcarsi la spesa, anche se minima, perchè sono proprio loro che pagano sempre le spese.

È un segnale politico e gestionale di non poco conto. Perché questa vicenda mette in luce la fragilità di alcune scelte amministrative, troppo spesso viziate da rigidità formali che finiscono per trasformarsi in sconfitte clamorose davanti ai giudici.

Torvaianica paga ancora il prezzo

Lo stabilimento Eden è e resta un presidio turistico di riferimento per la località costiera. Il Comune non solo ha perso la battaglia legale, ma è costretto a riconoscere formalmente l’errore, mettendo mano al bilancio. Una sconfitta che va oltre i numeri e che pesa sull’immagine della città.

Una lezione da non dimenticare

L’episodio Eden insegna quanto la gestione delle concessioni demaniali e degli stabilimenti balneari non possa essere trattata con leggerezza né con eccessiva rigidità. Un singolo ritardo di pagamento non può giustificare la cancellazione di un’attività radicata sul territorio, con tutto il suo indotto.

Oggi la storia restituisce un verdetto chiaro: l’amministrazione pometina ha sbagliato e ne paga le conseguenze. Ma la vicenda lascia un interrogativo aperto: basterà questo rimborso simbolico a ricucire la frattura con chi, nel frattempo, ha perso tempo e soldi dietro a una causa doppia che forse si poteva evitare?

Pomezia, la sede del Comune
Pomezia, la sede del Comune – www.7colli.it