Da trent’anni in regione, ma D’Amato vive ancora sulla Luna

D’Amato sulla Luna

Che faccia tosta l’assessore D’Amato, quello che vive sulla Luna, assieme al suo compare Calenda.

Entrato in regione nel 1995 con Piero Badaloni – altro che la Direzione Futuro proposta da Francesco Rocca – non se ne è praticamente mai staccato, tra quando prendeva voti e quando senza voti intascava incarichi.

D’Amato dal ‘95 in regione e ora sulla Luna

Ma sembra davvero sulla Luna, D’Amato, quando parla del Lazio. Quasi trent’anni buttati.

Straparla della destra mentre pure i grillini gli tolgono voti un giorno dopo l’altro con la candidatura alla presidenza della regione di Donatella Bianchi.

Ma lui è il trapassato remoto e non a caso ha scelto Badaloni a capo del suo comitato elettorale. Erano in regione assieme, potrebbe verificare agevolmente perché persero assieme. Riuscirono a fare debito ma senza aprire ospedali. Peccato che nessuno glielo ricordi mai.

Adesso falsa politicamente le carte sulla mobilità passiva. In pratica su quanti cittadini del Lazio sono costretti a curarsi fuori regione e noi paghiamo.

Rocca lo ha ricordato, perché i tagli ai servizi li ha prodotti la sinistra e non la destra e se l’Irpef non cala “vuol dire che i conti non stanno così a posto”, come ha detto il candidato del centrodestra.

La Corte dei Conti lo frusta ancora

E pure la Corte dei Conti lo ha fatto notare. La magistratura contabile – che ha già dimostrato di non credere alle chiacchiere di D’Amato addirittura condannandolo a restituire soldi alla regione – lo ha detto chiaro e tondo. La mobilità passiva per centinaia di milioni di euro è ancora una palla al piede per il Lazio.

Con i suoi collaboratori, D’Amato fa il furbetto e mischia i numeri. Siccome il Bambin Gesù– che è ospedale della Chiesa cattolica e non della regione Lazio – attrae malati da altre regioni lui mette tutto insieme nei conti della sanità, compiendo un falso clamoroso.

Scrive la Corte: c’è una “fuga dell’utenza verso altre realtà con un pesante saldo negativo del Lazio fra mobilità attiva e passiva, pari a 220 milioni di euro per il 2021». L’appeal di Asl come la 3, la 4, la 5 o la 6 appare in picchiata.

Lunghe liste d’attesa (ma anche altre più fisiologiche tra le quali la fidelizzazione presso altre strutture), e la migrazione sanitaria rivela costi insopportabili. Ma D’Amato sta sulla Luna …