Tripoline, abissine e bengasine. La pasta ‘littoria’ della Molisana fa impazzire la sinistra

Una trovata pubblicitaria geniale, non c’è che dire. Quella del  pastificio La Molisana, uno dei leader nella produzione nazionale. Che impiega tantissimi dipendenti, in un’epoca di crisi dove metà degli Italiani sono senza lavoro o in cassa integrazione. E che utilizza solo grano nostrano, sempre per restare in tema. E per far capire chi contribuisce con serietà, lavoro e prestigio al nostro prodotto interno lordo. Ma La Molisana ha lanciato una nuova campagna di marketing, e tutto il buono fatto in questi anni è stato spazzato via in un attimo. Vi ricordate la Barilla, quando aveva detto che per i suoi format pubblicitari preferiva un modello di famiglia tradizionale? Si sono dovuti scusare in ginocchio, altrimenti gli bruciavano la pasta sugli scaffali. In questo caso l’affronto per la sinistra a corto di programmi e argomenti è stato ancora più intollerabile. Perché ila ditta molisana ha lanciato dei nuovi formati di pasta, facendo riferimento al ventennio. Così sugli scaffali dei supermercati sono apparsi tripoline, abissine, bengasine e assabesi. Prendendo spunto dalle città libiche e del Corno d’Africa diventate italiane. durante il fascismo. Apriti cielo, e la resistenza gastronomica non si è fatta attendere. A cominciare dalla attentissima Laura Boldrini, che è intervenuta sdegnata sui social. E meno male che non veniva consigliato l’abbinamento con un buon bicchiere di vino nero.

Il Molise diventa nero peggio della ridotta della Valtellina. Ma sono solo pacchi di pasta

Ora il piccolo e splendido Molise rischia di diventare la ridotta di pericolosi rigurgiti fascisti. Peggio della Valtellina, come scrive questa mattina Francesco Storace sul Tempo. Ma la sinistra può stare tranquilla, perché nascosti tra gli scaffali dei supermercati non troverà inquietanti energumeni in camicia nera. Ma solo degli innocui pacchi di pasta. Da mettere in tavola magari accompagnati da un ottimo ragù, come sanno fare così bene da queste parti. La campagna pubblicitaria del pastificio La Molisana si può condividere o meno, ma forse l’Italia in questo momento tra covid e crisi economica ha problemi più seri e urgenti da affrontare. Con buona pace delle sardine e dei centri sociali. Sempre alla ricerca di un nemico per giustificare la propria esistenza. Intanto Rossella Ferro, la responsabile marketing dell’azienda si è dovuta già scusare in tutte le lingue. Prendendo le distanze dall’iniziativa. Non abbiamo controllato nel dettaglio le ultime promozioni, si è giustificata la poverina. Che forse già si vedeva giudicata davanti a un tribunale popolare. E comunque il lancio dei prodotti lo avevamo girato all’esterno. È la ulteriore riprova che bisogna controllare tutto mille volte, per evitare errori. Ci sentiamo di tranquillizzare la signora Ferro, consigliandole semplicemente di controllare i volumi di vendita di queste ultime ore. Per lei (magari senza dirlo in giro) la cosa più facile è che scatti un bel premio di risultato. Alla faccia dei rosiconi di professione di una certa sinistra nostrana.

La politica si divide sulla pubblicità del pastificio

E ovviamente la politica si è divisa sull’ultima pubblicità del pastificio La Molisana. Così sull’argomento è intervenuta un vecchia gloria della Destra locale, Giovancarmine Mancini. Che ha stroncato le polemiche con una dichiarazione dai toni forti. “Le abissine al deciso sapore littorio divennero indigeste a tutte le zecche”, ha tuonato il politico molisano. Ma ovviamente c’è chi si è schierato subito sul fronte opposto. Come Paolo Berizzi, che su Repubblica sentenzia indignato: “derubricare questa vicenda a folklore vuol dire derubricare una schifezza infilandola nella banalità”. Gli hanno fatto  subito compagnia sul web tanti leoni da tastiera, rinvigoriti e improvvisamente guariti dalla depressione da lockdown. Miracoli della retorica antifascista. Sopravvissuta anche all’alba del terzo millennio. E a saggi come “L’Italia che amo’ Mussolini” di Bruno Vespa. O a ricostruzioni storiche come la “Breve storia del Fascismo” di Renzo De Felice. Anche lui del resto messo all’indice. Ma sulla pasta molisana non si transige. Manco fosse al nero di seppia!

https://www.iltempo.it/politica/2021/01/06/news/pasta-la-molisana-abissine-rigate-polemica-inutile-gusto-littorio-storace-25776023/