Truffa da 3 milioni di euro per 389 furbetti del rdc: tra loro 191 pregiudicati, 3 mafiosi e 41 immigrati

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I Carabinieri del Comando Provinciale di Catania, hanno deferito all’Autorità Giudiziaria etnea 389 furbetti del rdc, persone (di cui 191 pregiudicati e, tra questi, 3 per reati di mafia) per aver percepito, senza averne i requisiti di legge, il reddito di cittadinanza, cagionando in tal modo un danno all’erario pari a circa 3 milioni di euro.

A seguito di una meticolosa e mirata attività di controllo svolta con il supporto dell’Inps di Catania nei confronti di 862 cittadini per lo più residenti nel quartiere Librino, sono emerse molteplici ed evidenti irregolarità commesse dagli indebiti percettori con la piena consapevolezza di voler “ingannare” lo Stato italiano. Nella maggior parte dei casi, ad esempio, il richiedente il reddito di cittadinanza dichiarava falsamente di essere l’unico componente del nucleo familiare, a volte per poter percepire il beneficio che gli sarebbe stato altrimenti precluso in quanto convivente con altro familiare lavoratore, altre volte invece per consentire agli altri membri della famiglia senza lavoro di poter avanzare autonoma richiesta all’Inps e di usufruire pertanto di analogo contributo statale.
Emblematico è stato il caso di una famiglia di 4 persone i cui membri, avendo presentato singola richiesta di reddito di cittadinanza omettendo di dichiarare l’esatta composizione del nucleo familiare e risultanti pertanto formalmente “da soli” a casa, erano riusciti ad accaparrarsi, dal 2020 al 2022, una somma complessiva pari a 18.496,75 euro.

Furbetti rdc: la clamorosa scoperta a Catania

In altre circostanze, nelle domande per il conseguimento del reddito di cittadinanza venivano indicate residenze fittizie – come nel caso di alcuni cittadini romeni che “utilizzavano collettivamente” il medesimo indirizzo pur non avendovi mai soggiornato – ovvero indirizzi corrispondenti ad esercizi commerciali o ad aree (cavalcavia, zone di campagna) in cui erano presenti campi nomadi. Alcuni indirizzi, inoltre, corrispondevano a quelli di Istituti Penitenziari presso i quali, in passato, alcuni indagati attualmente liberi erano stati ristretti. Infine, tra i destinatari del reddito di cittadinanza, sono state individuate anche persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale presso la propria abitazione, lavoratori “in nero” impiegati specialmente nel settore dell’edilizia ed infine alcuni cittadini stranieri (tra i 41 indagati in totale) che attestavano falsamente di essere residenti in Italia da più di dieci anni al fine di poter riunire i requisiti prescritti per poter accedere al beneficio economico in questione.