Truffa e rapina a Roma: tengono in ostaggio 80enne e le portano via 3 milioni, arrestato il secondo complice

Ha un volto e un nome il secondo presunto complice della truffa, poi degenerata in rapina in abitazione, consumata ai danni della poetessa Gemma Bracco, moglie dell’ex ministro Paolo Baratta. La donna, di 80 anni, lo scorso ottobre si trovava in casa quando ha dovuto fare i conti con i malviventi, che sono riusciti a portarle via ben 3 milioni di euro.
A distanza di mesi dall’arresto del primo presunto autore, intercettato dagli agenti della Squadra Mobile, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Roma, grazie alle immagini estrapolate dai sistemi di videosorveglianza dello stabile, ora anche il ‘collega’ e socio in affari ha un nome. Ed è stato fermato dagli agenti.

Truffa e rapina a Roma: nel mirino la poetessa Gemma Bracco
La donna è stata truffata da chi si è finto prima Carabiniere, poi avvocato. E quella truffa a spirale è presto degenerata in una rapina violenta. I due, infatti, erano riusciti a sottrarre alla vittima – tra denaro in contanti, monili e lingotti d’oro – circa 3 milioni di euro. Dalla chiamate insistenti al numero di casa, al cellulare, fino all’accesso nell’appartamento.
Tutto era iniziato con la notizia del presunto fermo presso una caserma dei Carabinieri di Venezia della figlia della vittima, responsabile, a detta del falso sottoufficiale, dell’investimento di una donna. Dall’altro lato della cornetta, un sedicente avvocato che la incalzava con la prima richiesta di denaro, pari a circa 6500 euro, destinati a tutelare la donna responsabile dell’investimento automobilistico. Se l’anziana mamma avesse versato quella somma a titolo di oblazione, nessuno avrebbe sporto querela contro la giovane. La vittima, stordita dall’ansia e dall’apprensione per la figlia, è caduta così nel tranello e ha consegnato ai truffatori la somma richiesta oltre ad alcuni monili in oro.
La truffa del finto Carabiniere
Ma loro non si sono certo fermati qui. Il presunto avvocato ha chiesto alla donna il numero di cellulare anticipando la chiamata di un maresciallo dei carabinieri che aveva in trattazione l’episodio. Da lì una serie di raggiri. Con tanto di chiamate e di via vai nell’appartamento della donna, che si trova in via dei Coronari, all’altezza del lungotevere Tor di Nona. Da una parte loro, con le più brutte intenzioni, dall’altra la poetessa che pur di aiutare la figlia era disposta a tutto, anche aprire la cassaforte che custodiva in casa e consegnare lingotti d’oro. E così ha fatto.
L’escalation di violenza
La donna non doveva parlare con nessuno, non poteva chiedere aiuto. Ma uno dei due non si è limitato alle telefonate. Lui è entrato in casa, l’ha minacciata, l’ha afferrata per un braccio e le ha detto che doveva seguire i suoi ordini. Altrimenti, l’avrebbe ‘spezzata in due‘ e l’avrebbe ‘scaraventata dalla finestra’. Doveva assecondare quelle richieste. Non poteva, a detta del malvivente, ribellarsi.
Solo in tarda serata, di quel pomeriggio di ottobre da dimenticare, la donna – dopo 6 ore di chiamate – era riuscita a contattare la figlia e a capire che nulla di tutto quello che pensava fosse vero rispecchiava la realtà. Così ha chiesto aiuto alla Polizia. E ora il cerchio attorno ai malviventi si è stretto.
L’arresto
A febbraio scorso gli agenti avevano arrestato un 35enne napoletano per truffa e rapina, aggravate dall’essere stati perpetrati all’interno delle sue mura domestiche. Ora, a distanza di mesi, il secondo complice è stato arrestato, lui che si era presentato a casa della vittima per riscuotere il “prezzo” della libertà della figlia. L’uomo è finito in carcere per truffa e rapina aggravata in concorso. Un incubo durato troppo tempo. E che ora è finalmente finito.