Trump incriminato per l’assalto al Congresso del 6 gennaio. La replica: “Vincerò le elezioni lo stesso” (video)

“Nel 2024 vinceremo la Casa Bianca e renderemo l’America ancora grande. Non ho dubbi su questo. Mi attaccano da sinistra e da destra, i marxisti, i comunisti e i fascisti, ma noi non solo sopravviveremo, saremo più forti che mai. Abbiamo vinto nel 2016, abbiamo avuto un’elezione truccata nel 2020 e vinceremo” nel 2024. Lo afferma l’ex presidente Donald Trump in un messaggio video, dopo l’incriminazione per i fatti del 6 gennaio.
“Nonostante avesse perso”, Donald Trump “era determinato a restare al potere. E così per più di due mesi dopo le elezioni del 3 novembre 2020 ha diffuso bugie” sul fatto che il risultato del voto era frutto di frode e che lui “aveva vinto. Affermazioni false, che sapeva essere false” ma che ha “ripetuto e disseminato” per farle apparire “legittime e creare un’atmosfera di sfiducia e rabbia”. E’ una delle accuse principali – contenuta alla prima delle 45 pagine dell’incriminazione per l’assalto al Congresso americano del 6 gennaio 2021 – che il procuratore speciale Jack Smith ha avanzato contro l’ex presidente Usa. Trump “aveva il diritto, come ogni americano, di parlare pubblicamente delle elezioni e anche falsamente affermare che erano state determinate da frodi. Era anche autorizzato a chiedere verifiche sui risultati tramite modalità legali e appropriate – si legge nella seconda pagina dell’incriminazione -. I suoi sforzi di cambiare il risultato del voto in ogni Stato tramite il riconteggio non hanno avuto successo”.

Ecco i capi d’accusa contro Donald Trump
L’ex presidente ha cercato di convincere il suo vicepresidente “a usare il suo ruolo cerimoniale per la certificazione del voto, per alterare il risultato delle elezione”: quando questi tentativi sono falliti, ha cercato di “usare la folla dei suoi sostenitori radunata a Washington per fare pressione sul vicepresidente affinché alterasse in modo fraudolento i risultati elettorali”, prosegue l’incriminazione a pagina 32. Trump è quindi accusato di aver usato la violenza e il caos dell’assalto a Capitol Hill. “Ha rifiutato ripetutamente di approvare un messaggio diretto ai rivoltosi” per chiedere loro di lasciare il Congresso americano. Invece di procedere come chiedevano i suoi collaboratori, il tycoon ha “postato due tweet in cui non chiedeva ai rivoltosi di lasciare Capitol Hill ma suggeriva falsamente che la folla era pacifica”.
Tra i 6 incriminati anche Rudy Giuliani?
L’ex sindaco di New York, Rudy Giuliani, potrebbe essere tra le sei persone incriminate dal dipartimento della Giustizia insieme a Donald Trump, nel quadro delle indagini sul tentativo di bloccare la certificazione della vittoria di Joe Biden alle elezioni del 2020, culminato con l’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021. Nell’atto di accusa, pubblicato dalle autorita’ nella sua interezza, si fa riferimento ad una conversazione tra il primo dei sei imputati non identificati e l’ex presidente della Camera dei rappresentanti dell’Arizona, Rusty Bowers. Durante la conversazione risalente al dicembre del 2021, Bowers avrebbe chiesto all’imputato di presentare prove concrete della presenza di frodi elettorali, ma il suo interlocutore avrebbe risposto con “parole che si potrebbero tradurre con la frase: non abbiamo prove, ma molte teorie”. Lo stesso Bowers, testimoniando davanti alla commissione d’inchiesta sull’assalto al Congresso, avrebbe attribuito parole simili proprio a Giuliani. Lo staff dell’ex sindaco di New York, tuttavia, ha smentito questa ricostruzione. “Qualcuno sta divulgando intenzionalmente informazioni fuorvianti alla stampa: il sindaco non e’ stato contattato dal dipartimento della Giustizia, e non ha alcun motivo per credere che tale eventualita’ si possa verificare”, ha detto in una nota Ted Goodman, uno dei consiglieri di Giuliani.