Turismo, la protesta delle valigie vuote arriva a Piazza del Popolo

È arrivata a Piazza del Popolo la protesta degli operatori e degli imprenditori del settore del turismo. Uno di quei comparti produttivi che insieme alla ristorazione sta forse soffrendo di più le conseguenze del coronavirus. Le prenotazioni dal mese di marzo sono state praticamente tutte cancellate. E in molti casi sono anche scattati i rimborsi nei confronti dei clienti. Il turismo rappresenta circa il 13 per cento del PIL nazionale ed è una filiera molto complessa. Perché comprende direttamente agenzie di viaggio, compagnie di ticketing e prenotazione, alberghi e bed  and breakfast. Ma anche tutto il mondo dei villaggi turistici, delle guide e degli operatori culturali. Per non parlare dell’indotto. Ristorazione, mobilità aerea, terrestre e marittima. Eventi, e chi più ne ha più ne metta. Ora è tutto fermo o quasi. E la situazione sta esplodendo. Con i centri storici delle nostre splendide città d’arte desolatamente vuoti. Gli aiuti promessi dal governo a questo settore non sono ancora arrivati e gli operatori sono letteralmente sul lastrico. Così l’altro giorno la categoria ha organizzato un flash mob clamoroso a Piazza del Popolo a Roma. Con centinaia di valigie vuote lasciate qualche ora in piazza. Va simboleggiare il disastro che è sotto gli occhi di tutti. Almeno non arriveranno le multe per questa protesta, perché il distanziamento obbligatorio tra i trolley non è ancora previsto.

Valigie vuote a Piazza del Popolo. Il mondo del turismo protesta e chiede interventi immediati per arginare la catastrofe 

Centinaia di valigie vuote sono state lasciate a Piazza del Popolo. Solo pet qualche ora in occasione del flash mob romano organizzato dalla categoria degli operatori del turismo. Che sono in crisi nera e chiedono subito risposte al governo. Il presidente di Confturismo Commercio Luca Patane’ è stato chiaro e ha illustrato le richieste del settore. È innanzi tutto una questione mentale, basta governare con la paura ha dichiarato Patane’. Altrimenti il turismo non ripartirà mai. Inoltre chiediamo un intervento diretto nel decreto Rilancio in discussione in questi giorni in Parlamento a sostegno della categoria e delle agenzie di viaggio. Che a differenza di altri settori strategici per la nostra economia sono state completamente abbandonate. In occasione del flash mob si sono affacciati a Piazza del Popolo alcuni parlamentari della Lega che hanno offerto solidarietà ai manifestanti. Intanto anche Fratelli d’Italia ha presentato dei suoi emendamenti a favore del settore turistico e ricettivo alberghiero. Documenti che verranno discussi dalla prossima settimana nelle commissioni competenti alla Camera dei Deputati.

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Fratelli d’Italia, per il turismo servono aiuti subito. E liquidità immediata per gli operatori

Fratelli d’Italia ha presentato numerosi emendamenti a livello parlamentare per chiedere interventi diretti e più efficaci a sostegno del turismo. Dopo aver incontrato gli operatori del settore in una serie di video conferenze mirate. Tra le proposte più interessanti segnaliamo l’estensione del contributo dei 600 euro per le partite IVA anche ai gestori delle strutture extra alberghiere. Che finora sono rimaste tagliate fuori da ogni tipo di aiuto. E l’introduzione del ‘bonus vacanze’ non come credito di imposta per il prossimo anno. Ma come liquidità immediata da garantire alle imprese e agli operatori. Importante anche la richiesta di congelare la cedolare secca del 21 per cento che di fatto risulta un anticipo delle tasse allo Stato. In un momento in cui la priorità dovrebbe essere un’altra. Ovvero di alleggerire burocrazia e pressione fiscale per permettere all’economia di ripartire.

Il turismo dovrebbe essere insomma il nostro petrolio nazionale. Ma purtroppo gli aiuti promessi si stanno disperdendo in mille rivoli e di concreto per il settore c’è poco o nulla. Vedremo se nelle prossime settimane l’eco della protesta del flash mob di Roma e l’impegno delle forze politiche più sensibili riusciranno ad invertire questa situazione. Che sta distruggendo uno dei principali asset dell’economia produttiva italiana.