Tutta da giocare la sfida della Le Pen per guidare la Francia

Le Pen Francia

Siamo alla vigilia di un evento clamoroso: il 24 aprile Marine Le Pen potrebbe avere la possibilità di diventare presidente della Francia. Perché i suoi connazionali si sono stancati del presidente in carica.

Al ballottaggio, dopo il voto di ieri, andranno lei ed Emmanuel Macron. Sì, come cinque anni fa, ma lui con un fallimento innegabile del suo mandato presidenziale. Con una immagine deteriorata. Ci sono stati persino gli scandali affiorati recentemente a indignare la pubblica opinione: Macron sembra davvero alla fine del suo percorso.

La Francia può votare Le Pen

Quel 28 a 23 (exit poll) del presidente in carica può essere eroso dalla Le Pen con un’accorta politica di alleanze.

Marine Le Pen ha dato alla Francia un’immagine di sé assolutamente interessante, inaspettata per alcuni.

È uscita dal classico cono d’ombra politichese e ha puntato tutto sui temi sociali ed economici, a partire dal potere d’acquisto delle famiglie francesi. Chi la voleva fregare su un’immagine inutilmente velleitaria è rimasto scornato e lo prova il suo piazzamento al secondo turno contro il capo dell’Eliseo.

La leader della destra d’Oltralpe è riuscita anche a non farsi sgambettare da Eric Zemmour, il giornalista che voleva monopolizzare un elettorale antisistema e che si è dovuto accontentare del 7 per cento. Che ha deciso di concentrare i suoi voti a favore di Marine. Per mantenere fede alle sue dichiarazioni di coerenza.

La Le Pen potrà prendere voti anche dalla sinistra radicale, perché Macron è sempre più indigesto ai più. In pratica, un miracolo laico.

Per chi ha sempre seguito dall’Italia la battaglia lepenista è una grande gioia sognare l’avvento di Marine, di qui a pochi giorni, all’Eliseo.  Sarebbe una rivoluzione, quella che in Italia non si è ancora stati capaci di portare a compimento. La rivolta contro l’establishment – se condotta seriamente – può essere vincente. Basta capirlo.

Infine, va notato come sia mesta l’uscita di scena dei centristi eredi di Sarkozy: il bottino assai magro della loro candidata (meno del 5 per cento) li indirizza sul viale del tramonto. Non c’è più spazio in Europa per posizioni ambigue.