Ucciso a calci per la musica troppo alta: chiesti 21 anni per il killer di Castellaccio

Alessandro Castellaccio

Colpito alle spalle, preso a calci in faccia e lasciato morire per terra. Così è stato ucciso Alessandro Castellaccio, 41 anni, operatore socio-sanitario. Era appena uscito dal turno di lavoro all’ospedale di Tivoli, stava tornando a casa. Ha solo chiesto a un gruppo di persone di abbassare il volume della musica davanti al bar “Baky”, nel centro storico della città. Una richiesta che gli è costata la vita.

È il 18 giugno 2023. Dopo il rimprovero, Castellaccio viene affrontato uno dei presenti, che però non parteciperà direttamente all’aggressione. Il peggio arriva pochi secondi dopo: Ion Voicu, 37 anni, lo raggiunge alle spalle e gli sferra un pugno violentissimo. Castellaccio cade a terra, privo di sensi. E lì, Mircea Nasaf, 53 anni, lo prende a calci in faccia. Un testimone riferisce: “Lo colpiva come se stesse calciando un pallone”. Una brutalità senza senso, per un motivo assurdo.

Castellaccio viene portato d’urgenza all’ospedale Umberto I di Roma. Entra in coma. Dopo sette giorni, il 21 giugno, muore senza mai riprendere conoscenza.

Le indagini per l’omicidio di Alessandro Castellaccio e le condanne

I carabinieri della compagnia di Tivoli, con il supporto di testimoni e prove schiaccianti, arrestano Voicu e Nasaf il 28 giugno. Nella casa di Nasaf viene trovata una scarpa ancora sporca del sangue della vittima.

Voicu viene condannato in appello a 10 anni e 8 mesi per omicidio volontario in concorso, pena ridotta rispetto ai 14 anni e mezzo iniziali grazie alle attenuanti: è incensurato, vive e lavora in Italia da 15 anni. Per Nasaf, invece, l’accusa è più grave: omicidio volontario aggravato dalla minorata difesa della vittima. Il pubblico ministero ha chiesto 21 anni e 9 mesi, la sentenza è attesa il 30 settembre 2025.