Un nuovo approccio per le cave: servono progetti innovativi per una corretta gestione
Sono 260 le cave autorizzate e 475 quelle dismesse o abbandonate all’interno del territorio della regione Lazio. E’ quanto emerge dal dossier “Cave 2021” di Legambiente. Il Lazio è tra le quattro regioni dove il canone non arriva neanche al 2% rispetto al prezzo di vendita di sabbia e ghiaia. La regione, nell’ambito delle cave calcaree, è tra le 12 con estrazione annua maggiore di 1 milione di metri cubi, nonché una delle tre (insieme con Sicilia e Umbria) dove insieme si estraggono il 74,7% totale di rocce vulcaniche.
Ammende salate per le cave abusive
Il Lazio è anche una delle Regioni con le ammende più dure per apertura di cava non autorizzata con multe fino a 350.000 euro e con leggi regionali di riferimento e piano approvato. “Per capire l’importanza e l’impatto delle cave nel Lazio, basta leggere i numeri del dossier. E pensare alle cave presenti in particolar modo nell’area della Città Metropolitana di Roma, alla fama mondiale e alla storia secolare del travertino del Lazio”. Lo dice Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio.
Per Legambiente il sistema delle cave è da ripensare
“Nella nostra Regione – continua – c’è bisogno in primo luogo di adeguare ampiamente i canoni concessori, oggi estremamente bassi se si pensa all’enorme portato economico che molte di queste attività producono. Poi bisogna continuare a fermare le illegalità sia dell’estrazione abusiva sia di un ripristino e risanamento ambientale che troppo spesso appare una chimera. C’è oggi una possibilità da non perdere anche nel Lazio, quella di passare da un modello lineare a grande impatto, a uno circolare puntato su recupero, riciclo, riqualificazione urbana e territoriale.
Numerose le infrazioni negli ultimi anni
In una trasformazione nell’interesse dell’ambiente e del settore, perché si aprano opportunità di innovazione e creazione di nuovi posti di lavoro”. Negli ultimi anni sono state numerose le infrazioni accertate nel settore estrattivo nel Lazio. A settembre 2019, la stazione dei Carabinieri Forestali di Tuscania, nell’ambito di controlli specifici per la tutela delle aree sottoposte a vincoli paesaggistici, ha scoperto alcune irregolarità nell’attività estrattiva nel Comune di Arlena di Castro.
Un lungo elenco di cave abusive
La cava di materiale vulcanico ha interessato una superficie di circa 10.000 metri quadrati con i lavori in corso eseguiti in assenza di autorizzazione regionale. Più recentemente, il 12 gennaio 2021, è stata scoperta una cava abusiva in località Tenuta del Cavaliere, nel Comune di Guidonia. La cava di pozzolana ha visto uno stop immediato, oltre a una sanzione economica. Il 3 marzo 2021 è stata sequestrata una cava nel territorio di Salisano perché senza autorizzazioni. Mentre, negli ultimi mesi, le operazioni si scavo si stavano addirittura espandendo.
La tradizione del travertino a est di Roma
A est di Roma, tra i comuni di Guidonia Montecelio e Tivoli, l’estrazione del travertino avviene sin dall’antichità. Ma le politiche di gestione nazionali e regionali non hanno tutelato l’ambiente circostante contribuendo alla formazione di diverse cave contigue. Le quali compongono l’esteso bacino estrattivo di travertino che si estende per circa 400 ettari tra le frazioni di Guidonia Villanova e Villalba. Ai margini di questo vuoto paesaggistico vi sono diverse situazioni ambientali, tra cui il bacino delle Acque Albulae e il fiume Aniene.
Il ruolo del comune di Guidonia
La maggior parte delle attività estrattive, circa 40, sono gestite dal Comune di Guidonia. L’attività estrattiva ha modificato in modo irreversibile la morfologia del territorio. Ma né i Comuni interessati né la Regione Lazio hanno predisposto e attivato un piano di recupero. Uno degli aspetti più paradossali riguarda il mancato pagamento delle tasse al Comune di Guidonia Montecelio, per un totale che ammonta a circa 27 milioni di euro, a carico delle società titolari delle concessioni per estrarre il travertino.
Il business del travertino rende 250 milioni l’anno
L’indotto dell’estrazione genera ai cavatori di travertino un business che si aggira intorno ai 250 milioni di euro l’anno. L’Imu relativo ai terreni utilizzati per lo scavo è di circa 54 euro/mq ma i cavatori vorrebbero abbassarla a circa 7 euro e 82 centesimi/mq. Inutili, nel frattempo, i tentativi dell’attuale amministrazione che sta cercando di risolvere la questione tramite affidamento a un tecnico super partes che possa essere ascoltato dai tribunali e portare a una nuova delibera finalmente equa.
Il problema delle cave dismesse
Per le cave dismesse non recuperate è previsto il riempimento con materiali compatibili. Ma l’assenza di tali materiali pone l’urgenza di reperire terre o rocce di scavo idonee. Poiché il ritombamento delle cave di travertino dismesse deve essere eseguito con una particolare accortezza dato che l’estrazione avviene con acqua di falda costantemente affiorante. Probabilmente riferibile al bacino all’adiacente bacino delle Acque Albulae.
Necessaria la creazione di progetti alternativi
Le cave sono delimitate a sud dal fiume Aniene che risulta a rischio inquinamento per lo sversamento delle acque di scarico provenienti dalle attività estrattive limitrofe. Nella frazione di Villalba si sono verificati e continuano a verificarsi pesanti fenomeni di subsidenza indotta. In mancanza di tale materiale si possono elaborare diversi progetti alternativi che prevedono il continuo delle attività estrattive. Ma il nodo resta capire se le amministrazioni sono interessate ad anteporre la tutela ambientale a un’economia ormai insostenibile.