Una somala del Pd in un’intervista plaude al regime dei talebani. Salvini: Giani e Letta non dicono niente?

L’indignazione di Matteo Salvini per un’intervista a una somala del Pd che plaude al regime dei talebani in Afghanistan. “Fa parte della commissione Pari Opportunità della Regione Toscana e si è dichiarata a favore del ritorno del regime talebano in Afghanistan. Le parole di (tale) Nura Musse Ali, indicata dal Pd e intervistata dai media locali, sono gravissime soprattutto perché pronunciate da una donna”. Lo dice il leader della Lega Matteo Salvini commentando l’intervista apparsa sul quotidiano toscano il Tirreno. “Come si può sostenere un regime guidato da criminali che ammazzano, stuprano, torturano e chiudono in casa le donne?
Salvini: l’islam radicale incompatibile con la nostra democrazia
Siamo sicuri che Letta e Giani prenderanno le distanze, perché l’apologia dell’islam radicale è incompatibile con la nostra democrazia”, conclude il segretario leghista, rivolgendosi al segretario del Pd e al presidente della regione Toscana. Aggiunge Salvini: “Fra gli afghani che la Francia ha appena accolto, già cinque sono sotto sorveglianza speciale per legami coi Talebani, e uno è stato addirittura arrestato. Avanti tutti, e si finisce così…”. E tutto questo mentre Giani si fa bello per l’accoglienza dei profughi afghani in Toscana. Ma se i talebani sono tanto buoni, perché accogliere i loro nemici? Questa mattina a Montecatini Terme sono arrivati i primi 106 rifugiati afghani. Nelle prossime ore è atteso un nuovo scaglione con altre 113 persone. La Toscana ne ospiterà per ora 219 in tutto. Il presidente della Regione Eugenio Giani era presente.

I talebani cercano casa per casa i loro nemici
Intanto, con buona pace di Giani, Letta e della loro amica somala, i talebani hanno cominciato a cercare casa per casa, e a uccidere, i funzionari governativi in varie aree del Paese. Lo ha denunciato su Sky New.uk il generale Masoud Andarabi, ministro dell’Interno afghano fino allo scorso marzo. “La situazione è caotica. I talebani assicurano che non perseguiteranno gli ex funzionari di governo e che non si vendicheranno, ma sfortunatamente hanno iniziato a farlo in alcune aree”. L’ex ministro ha raccontat che nella sua città natale, Andarab, è già iniziata una caccia casa per casa. “Civili vengono uccisi, catturano la gente e la uccidono – ha raccontato-. Per questo penso che la situazione per chi ha lavorato per il precedente governo sia pericolosa. Se i talebani continueranno così, si formeranno sacche di resistenza attraverso il Paese”.
Posti di blocco telebani vicino l’aeroporto
Non solo. Picchiati mentre sperano di lasciare l’Afghanistan. E’ quello che starebbe tragicamente accadendo sempre più spesso a Kabul, dove sempre più persone verrebbero picchiate lungo il tragitto verso l’aeroporto nel tentativo di lasciare l’Afghanistan. Lo riferiscono fonti della Difesa citate dalla Bbc che parlano proprio di un “aumento” dei casi di persone malmenate mentre cercano di raggiungere lo scalo. A Kabul i Talebani “impediscono” agli afghani di raggiungere l’aeroporto. La riporta anche al-Jazeera dopo che ieri il portavoce del movimento fondato dal mullah Omar, Zabihullah Mujahid, durante la seconda conferenza stampa a Kabul dalla resa della capitale afghana ai Talebani, ha detto che “l’accesso” allo scalo “è consentito solo ai cittadini stranieri e non agli afghani”.
Bloccano chiunque voglia lasciare il Paese
Secondo il corrispondente Charles Stratford, “la situazione” nella zona dell’aeroporto “è cambiata” ed è “sempre più tesa” e – si legge sul sito web dell’emittente -. I Talebani hanno allestito un checkpoint a cinque chilometri dall’ingresso nord dello scalo, dove si è radunata la maggior parte degli afghani che spera di poter lasciare il Paese. Bloccano tutti, ha fatto sapere il corrispondente, “a meno che non dimostrino di avere un visto americano, un passaporto americano o un invito da parte degli Stati Uniti o dei Paesi Nato”. La situazione sarebbe “analoga” anche all’ingresso est dell’aeroporto, dove “i Talebani hanno allestito un checkpoint, impedendo alle persone di passare senza i documenti richiesti”.