Una storia accaduta al Prenestino 45 anni fa. Il quartiere non dimentica

giardino prenestino (2)

Una storia romana, una storia del Prenestino. Il quartiere popolare che non ha mai dimenticato. C’era una volta Mario Zicchieri. No, non è una favola, purtroppo, ma una triste realtà. Ma come nelle favole questo nome sfiora la leggenda, per poi sfumare nella memoria collettiva. E cadere in una sorta di oblìo a vantaggio di nuovi miti e nuove storie. Mario Zicchieri era nato nel 1958, figlio di una famiglia piccolo borghese, come tante della periferia romana. Dopo Mario nascono, a distanza di tre e cinque anni, due sorelle, Monica e Barbara.

Una tranquilla famiglia del Prenestino

La vita della famiglia Zicchieri procede normalmente, semplicemente e serenamente. Gli anni passano. Finite le scuole medie, Mario s’avvia agli studi di scuola superiore. Ma un’altra frequentazione comincia per lui, ad appena 14 anni, e gli sarà fatale. Spinto dalle tante idee di quegli anni e da nuove belle amicizie, si iscrive al Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano, nella sezione del suo quartiere, il Prenestino. Sono gli anni Settanta, quelli passati alla storia come “gli anni di piombo”, quel piombo che il destino aveva in serbo per lui.

La tragica storia di Cremino

Era il pomeriggio del 29 ottobre 1975 e Cremino, come Mario era soprannominato, è davanti alla sezione del Msi di via Erasmo Gattamelata insieme con altri due giovani, anch’essi minorenni. Attendono il ritorno di altri militanti usciti per un volantinaggio nel quartiere. In quella fresca giornata autunnale fa buio presto, e nella penombra un’auto si ferma poco distante. Ne scendono due uomini. Giunti a pochi passi da Mario, sul ciglio del marciapiede, sparano con dei fucili caricati a pallettoni e si dileguano con i loro complici. A terra rimangono due ragazzi e tanto sangue. Il terzo giovane, all’interno dei locali della sezione, si salva gettandosi a terra.

Il Prenestino segnato dalla vicenda terrorista

Iniziano a risuonare nel quartiere le sirene. Polizia, ambulanze. I due ragazzi vengono portati al San Giovanni. Mario vi giunge senza vita. I colpi gli hanno reciso l’arteria femorale e i soccorsi di rivelano inutili. L’altro ragazzo ferito, Marco Luchetti, scomparso tre anni fa, si salva ma avrà per tutta la vita le cicatrici evidenti nel fisico e nello spirito. Oggi, a distanza di 45 anni, si ignorano ufficialmente i nomi degli assassini. Si sa che sono stati altri ragazzi, loro maggiorenni, che la pensavano in maniera opposta a Mario e che avevano bisogno di un’azione eclatante per scalare le gerarchie del terrorismo rosso. Sono nomi arcinoti nel panorama criminale di quegli anni. Sia pure riconosciuti responsabili di altri delitti, la giustizia non è però riuscita, nel caso di Mario Zicchieri, a inchiodarli alle loro responsabilità.

Così il delitto resta impunito, e sul ricordo di Cremino cadono tristi le foglie degli alberi in autunno, nel giardino di piazza dei Condottieri. unico moedesto riconoscimenti a chi oggi avrebbe 62 anni, dei figli, forse dei nipoti e chissà quali idee.