Una targa per Mario Brega: “il fascio” che recitò la parte del comunista

Mario Brega

Una targa per Mario Brega, l’attore portato sul grande schermo da Sergio Leone e Carlo Verdone, “rimasto impresso nella memoria del popolo romano”. Così si legge sul pennello commemorativo scoperto in via Oderisi da Gubbio 18, dove l’attore ha vissuto gli ultimi trent’anni della sua vita.

Morto nel 1994, Brega è stato omaggiato da Verdone e dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri in occasione del centenario della sua nascita. “Sta targa po esse piuma e po esse fero”, grida un uomo citando una famosa battuta di ‘Bianco, Rosso e Verdone’.

Mario Brega ha rappresentato una grande intuizione perché se non ci fosse stato lui, come Elena Fabrizi, la Sora Lella, i film che ho fatto avrebbero avuto meno potenza. Hanno portato tanto di verità, sensibilità e tanto anche di poesia di una Roma un po’ sparita”. Così Carlo Verdone che ha partecipato alla cerimonia per la targa commemorativa in occasione dei 100 anni dalla nascita dell’attore.

“È stato un grande, le sue parti nei film di Verdone sono memorabili, sono nella memoria di tutti. Oggi l’abbiamo onorato come un grandissimo caratterista, ma è qualcosa di più. Qualcuno che ha saputo esprimere un’anima universale della romanità in tantissimi film. Ha contribuito a rendere grande il cinema italiano”. Così il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, alla cerimonia per la targa commemorativa.

Nessun ha ricordato, durante la cerimonia, che le simpatie politiche di Mario Brega erano notoriamente di destra. Le sue simpatie politiche esattamente agli antipodi di quelle per cui è diventato famoso. Nel film Un sacco bello, nella scena del conflitto generazionale tra il genitore e il figlio, Brega replica alla ragazza che lo definisce un “fascio” con il celeberrimo: “Non so’ comunista così, so’ comunista così!”, mostrando non un solo pugno chiuso, ma addirittura due.

“Mario Brega era fascista? Le sue idee si avvicinavano lì”

Verdone ha invece svelato in un intervista del 2018, quanto nel mondo del cinema si era sempre saputo. Mario era fascista? «Le sue idee politiche si avvicinavano lì – conferma Verdone – soprattutto per tradizione familiare: il padre, da sportivo, per una medaglia aveva ricevuto l’encomio del Duce». E quando avete girato la scena del “a zoccole’ so’ comunista così!”, con lui che alza due pugni chiusi? «Non fu semplice convincerlo – risponde Verdone – avrebbe preferito il braccio teso; alla fine si arrese, con la frase: “Va bene, accetto, ma la giro comunque a modo mio”». Una scena che, rivista oggi, ha un indubbio effetto comico. Chissà come la prenderanno quei tanti fieri e vecchi comunisti che, per anni, si sono riconosciuti nel “compagno” Mario Brega.