Uomo colto da infarto: l’intervento salvavita all’Ospedale dei Castelli, impiantato per la prima volta il dispositivo Impella RP

La corsa disperata in ospedale, la vita appesa a un filo, l’intervento immediato di angioplastica primaria che non va a buon fine, come sperato. E poi il ‘miracolo‘ all’Ospedale dei Castelli Romani, lì dove a un uomo di 67 anni è stato impiantato con successo (e per la prima volta) il dispositivo Impella RP.
Il paziente era arrivato in emergenza, aveva un infarto miocardico acuto con sopraslivellamento del tratto ST (STEMI inferiore), causato dall’occlusione della coronaria destra, in corso. E bisognava subito intervenire, fare qualcosa. Salvargli la vita.

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L’intervento salvavita all’ospedale dei Castelli Romani
I medici quella vita l’hanno salvata, hanno fatto squadra e insieme sono riusciti a mettere la parola fine a una storia che, forse, poteva finire in tragedia. Sì perché come ha fatto sapere la Asl Roma 6, nonostante l’intervento immediato di angioplastica primaria, l’occlusione ha provocato danni estesi al cuore e ha coinvolto sia la parete inferiore che il ventricolo destro. E così le condizioni di salute dell’uomo sono peggiorate. In poco tempo.
Il paziente ha sviluppato un quadro di scompenso cardiaco destro severo, con ritenzione di liquidi, edemi agli arti inferiori e insufficienza renale acuta. Non si poteva più aspettare. Da qui, quindi, la decisione di intervenire, di farlo con un supporto meccanico al cuore. All’uomo, infatti, è stato impiantato per la prima volta all’UOS di Emodinamica dell’Ospedale dei Castelli, il dispositivo Impella RP, un sistema di assistenza ventricolare destra.
Il dispositivo Impella RP
«L’Impella RP è il dispositivo di supporto ventricolare tecnicamente più complesso da impiantare – ha spiegato il dottor Domenico Maria Zardi, Direttore della UOS di Emodinamica –. In genere, i centri iniziano da dispositivi per il ventricolo sinistro, di più semplice gestione. Il nostro centro è tra i primi in Italia e in Europa ad aver avviato il percorso direttamente con l’RP, ricevendo apprezzamenti anche dalla comunità medico-scientifica di riferimento».
Oggi il paziente sta bene. La funzione cardiaca ha ripreso, la ritenzione dei liquidi si è ridotta, l’insufficienza renale è stata (e per fortuna) risolta. Ora l’uomo è a casa, in buone condizioni, è autonomo, riesce a camminare. E ha ripreso la sua vita di sempre, accanto alla sua famiglia. Quell’infarto è solo un brutto ricordo.