Urbanistica nel Lazio, altro che ‘rivoluzione’. Rocca nel mirino di tre Ministri: “La legge va riscritta”

Era stata presentata come “rivoluzionaria”, ma la nuova legge regionale del Lazio sull’urbanistica non solo non ha entusiasmato, ma è diventata teatro di scontri istituzionali. E vede ben tre ministri puntare il dito sul Presidente della Regione Lazio, al quale indicano quali parti cancellare e come riscriverle. La nuova normativa regionale sull’urbanistica voluta dalla Giunta di Francesco Rocca non convince né il Ministero dei Trasporti, né quello dell’Ambiente, né il dicastero della Cultura.
Non è esattamente il debutto trionfale che qualcuno aveva immaginato. Più che rivoluzione, la norma rischiava di diventare un manifesto del cemento facile.

Il pericolo dell’imbarazzo politico
I tecnici dei ministeri guidati da Matteo Salvini, Gilberto Pichetto Fratin e Alessandro Giuli hanno segnalato profili di illegittimità e criticità tali da chiedere correzioni immediate. Il motivo non è solo tecnico. Se la norma fosse rimasta com’è, avrebbe messo la premier in una situazione politicamente scomoda, costringendola a dover valutare l’impugnazione della propria maggioranza regionale. Facendo fare a Rocca una figuraccia colossale. E Francesco Rocca, fiutato il pericolo, ha risposto promettendo modifiche. Leggendo tra righe, la legge che doveva essere il fiore all’occhiello rischia di diventare il palloncino bucato della Giunta.
Silenzio-assenso e incentivi volumetrici
I rilievi dei Ministeri puntano soprattutto alle questioni più controverse: il meccanismo del silenzio-assenso per una serie di interventi e gli incentivi volumetrici che spalancano le porte a trasformazioni e sanatorie più facili del previsto. Si parla di sottotetti abusivi che, attraverso un’autorizzazione, possono miracolosamente diventare B&B o perfino strutture sanitarie. Senza contare le sanatorie in aree naturali protette. Ed è proprio tutto questo che ha fatto scattare l’allarme dei Ministri, spaventati dalla possibilità di una deregulation edilizia. Rocca aveva definito questa legge “una svolta per la gestione del territorio del Lazio”. Ma ora dovrà fare un passo indietro. E pure lungo.
Cinema, cultura e l’effetto domino delle scelte sbagliate
La legge non è stata solo un pasticcio tecnico. Ha acceso anche l’opposizione da parte del mondo della cultura e dello spettacolo. L’idea di trasformare cinema storici in centri commerciali ha fatto scattare allarmi a catena. Attori, produttori e personalità pubbliche — da Carlo Verdone a Francesco Totti — si sono esposti, per andare contro a questa possibilità. E proprio le parole di personaggi amati dal pubblico hanno iniziato convincere Rocca che c’era da rivedere qualcosa su questi temi.
L’attacco delle opposizioni
Durissima la capogruppo di Italia Viva, Marietta Tidei, che parla senza mezzi termini di “ennesima bocciatura” da parte del Governo. «Avevamo avvertito la giunta che ignorare i rilievi di costituzionalità e di coerenza con le norme nazionali avrebbe portato esattamente qui: a un richiamo pesantissimo. Fortunatamente siamo riusciti a bloccare la follia di trasformare i cinema chiusi in centri commerciali, ma il resto è stato portato avanti con arroganza e senza ascolto», sottolinea.
Per Marietta Tidei la situazione della maggioranza è chiara: «Ieri l’urbanistica, prima le rinnovabili bocciate dal TAR e dal Consiglio di Stato, poi il dimensionamento scolastico. È sempre lo stesso copione: si va avanti senza confronto, salvo dover tornare indietro. Questa maggioranza si sta distinguendo per inattività e sciatteria, a danno del Lazio».
Un boomerang politico per Rocca
Quella che doveva essere la legge simbolo della giunta regionale rischia quindi di trasformarsi in un boomerang politico: costringere la premier a intervenire direttamente sul Lazio guidato da un Presidente che lei stessa ha sostenuto. Rocca, di fronte al pressing dei Ministeri, ha promesso di recepire le correzioni richieste. Ma la partita è tutt’altro che chiusa.