Vaccini, ancora problemi e ritardi. Rischio stop per insegnanti e vigili urbani

Ancora problemi e ritardi per l’approvvigionamento dei vaccini Astra Zeneca nella Regione Lazio. Questione non da poco, considerando che da noi i vaccinati giornalieri sono circa 25 mila. E 8 mila di questi ricevono proprio il siero Az. Le cui scorte adesso si starebbero esaurendo. Lasciando vuoti i frigoriferi di hub e ospedali. Cosa incredibile, se pensiamo che i Tir pieni di finale qualche giorno fa sostavano ad Anagni. A 50 chilometri da Roma. Ma quei quantitativi del farmaco erano diretti in Belgio, allo stabilimento di Anversa. Da cui la multinazionale provvede poi allo smistamento in tutta Europa. Quindi ora il vaccino è di nuovo lontano, e le date previste per la consegna rischiano di non essere rispettate. Accuse già mosse nel recente passato dall’Italia contro il colosso della farmaceutica anglo svedese, ma evidentemente con scarsi risultati. Per ora sembra comunque scongiurato il blocco, ma già le prime conseguenze delle scorte quasi esaurite sono pesanti. Infatti, subiranno uno stop o un ritardo le immunizzazioni di insegnanti, bidelli e vigili urbani. Ma anche delle Forze dell’ordine, e di alcune altre categorie. Come i medici liberi professionisti e i dentisti. E si riaccende la polemica.

Vaccini AstraZeneca ad Anagni: i tir con le dosi lasciano lo stabilimento per l’estero

La Regione pensa di riutilizzare i lotti di vaccini prima ritirati dal mercato e poi dichiarati sicuri

Contro la carenza di vaccini, la Regione Lazio starebbe pensando a un piano di assoluta emergenza. Riutilizzare i lotti prima tolti dal mercato, in seguito ad accertamenti su alcuni gravi effetti collaterali riscontrati su un numero ristretto di pazienti. E poi dichiarati di nuovo sicuri. Quindi disponibili per essere somministrati. Si tratterebbe però a conti fatti di circa 6 mila dosi, sufficienti al massimo per tamponare l’emergenza per un giorno. Chiaro che la soluzione non può essere questa. Ma anche le altre ipotesi messe in campo non convincono appieno. Così gli esperti hanno scartato la possibilità in caso di blocco di utilizzare maggiormente il siero della Pfizer. Il problema in questo caso sarebbe infatti costituito dai richiami. Che per il vaccino americano sono previsti dopo 21 giorni. Mentre nel caso di AZ, devono passare tre mesi. Da qui il rischio di confusione e di sovrapposizioni da evitare. E pensare che lo stesso presidente Zingaretti e l’assessore D’Amato hanno assicurato che dal 20 aprile i cittadini dai 55 ai 60 anni si potranno vaccinare. Con la disponibilità delle fiale J&J direttamente in farmacia. Una bella notizia, certamente. Che però stride con l’emergenza totale di questi giorni.

La protesta dei medici di base

Non sono solo insegnanti e vigili urbani ad essere rimasti a secco. Ma anche i medici libero professionisti e i dentisti dovranno aspettare. Che le dosi Astra Zeneca dei vaccini siano di nuovo pienamente disponibili. Custodite nei frigoriferi degli ospedali e dei centri autorizzati per la somministrazione. In questo quadro, è arrivata anche la protesta dei medici di base, per bocca del segretario romano della FIMMG Pierluigi Bartoletti. Che ha descritto impietosamente la realtà di queste ore. Al di là dei sorrisi di circostanza e delle dichiarazioni ufficiali dei rappresentanti delle istituzioni. “Ci danno una fiala a settimana: 6 dosi – si è lamentato Bartoletti. Siamo costretti a fare 10-15mila vaccinazioni a settimana, quando ne potremmo fare 50mila al giorno». Poi ci chiediamo come mai siamo sempre in cima al ‘picco’. E perché la curva della pandemia non rallenta. Come ormai avviene in Gran Bretagna e in tantissimi altri Paesi in Europa e nel mondo.

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