Le querele di Arcuri sui vaccini fanno ridere il mondo

Arcuri Conte

Questa storia della causa da fare per i vaccini – fabbricata da Giuseppe Conte e Domenico Arcuri – sta superando ogni soglia del ridicolo. Perché serve a ben poco se è vero che solo quella puntura potrà salvarci, stando alla scienza ufficiale. E il casino non aiuta.

Arcuri ne dovrà spiegare molte. È ormai messo sotto accusa da molti per troppi svarioni nella gestione di affari davvero delicati. E fa un po’ sorridere – ma anche indignare – quando fa la voce grossa sui vaccini. Annuncia querele contro le ditte produttrici. A che titolo, signor commissario?

Arcuri e Conte, querele e propaganda

I vaccini sono stati ordinati dall’Unione Europea, alle cui scelte ci siamo inchinati subito. Neanche un sopracciglio inarcato, subito sissignore appena la Von der Leyen ha stabilito a chi bisognava rivolgersi. Con la gioia dei signori del farmaco.

Ma i contratti – incredibilmente segreti – li ha firmati la Ue. Che c’entra il commissario italiano all’emergenza Covid con una eventuale richiesta di risarcimento danni? Semmai la dovremmo intentare nei riguardi dell’Europa che non tutela gli Stati membri che dice di rappresentare. E poi, a che serve se intanto la pandemia avanza?

Qui bisogna correre ai ripari. Fare causa – o meglio annunciare di fare causa – serve solo alla propaganda di Giuseppe Conte, ma non sposta nulla per gli italiani, beffati pure dai furbetti del vaccino.

Inutile fare causa per i vaccini che non ci sono

Non siamo in un condominio dove si minaccia di trascinare in tribunale l’altro. Per carità, ognuno sceglie la strada giudiziaria preferita e i pronipoti di Conte incasseranno quel che pretendiamo ora. Ma il problema restano proprio i vaccini. Stiamo facendo ridere il mondo con la minaccia delle cause.

Ci siamo legati mani e piedi alle decisioni della Ue e ora rischiamo di restare senza dosi per il nostro popolo. Abbiamo assistito ad una gara ridicola su quale regione arrivava in cima alla classifica, per poi scoprire che non serviva a nulla l’autoesaltazione dell’assessore alla sanità del Lazio, Alessio D’Amato. Se il vaccino finisce prima qui che nelle altre regioni, come fai a garantire la seconda dose ai cittadini? È l’ennesima presa in giro.