Vaiolo delle scimmie, morto carabiniere in vacanza a Cuba. E’ il primo caso nell’isola

vaiolo delle scimmie

E’ morto il turista italiano in vacanza a Cuba a cui era stato diagnosticato il vaiolo delle scimmie. A quanto ha spiegato sabato scorso in una nota il ministero della Salute dell’Avana, si trattava del primo caso ufficiale di contagio nell’isola. La vittima era un carabiniere 50enne che si trovava a Cuba con alcuni amici per le ferie estive. La vittima è Germano Mancini, 50 anni, comandante della stazione carabinieri di Scorzè, comune della città metropolitana di Venezia. Era originario della provincia di Pescara e risiedeva a Noale. E’ deceduto domenica sera. Era arrivato nell’isola, insieme con un gruppo di amici, lo scorso 15 agosto. Appena due giorni dopo aveva cominciato a stare male, tanto che poi, il 18 agosto, è stato necessario ricoverarlo all’ospedale. Le sue condizioni sono peggiorate, mentre era in terapia intensiva.

Il carabiniere 50enne era arrivato a Ferragosto

“E’ un primo caso di vaiolo delle scimmie”: aveva annunciato il ministero della Salute pubblica dell’isola, precisando che era in “condizioni critiche” e che aveva “subito un arresto cardiaco”. “Si tratta di un paziente maschio, di nazionalità italiana, arrivato come turista”. “Durante la sua permanenza – aveva ancora detto – ha alloggiato in una casa in affitto e visitato diverse località delle province occidentali del Paese”.

Vaia invita a non creare allarmismi sul vaiolo delle scimmie

“La notizia di ieri del primo decesso tra i casi italiani di vaiolo delle scimmie, un nostro connazionale deceduto a Cuba, non deve allarmare la popolazione. Salvo casi eccezionali, la malattia decorre in modo benigno, senza complicanze gravi, con la guarigione che sopraggiunge dopo 2-3 settimane”. A spiegarlo è il direttore generale dell’Istituto nazionale per le malattie infettive (Inmi) Lazzaro Spallanzani di Roma, Francesco Vaia, commentando la morte a Cuba del carabiniere italiano 50enne Germano Mancini, classificato dalle autorità sanitarie locali come caso di monkeypox.

Su 42mila casi i morti sono stati 5

A fronte di oltre 42mila casi notificati in Paesi non-endemici, quindi al di fuori dell’Africa centrale e occidentale, i decessi sono stati solo 5, pari a una letalità di 1,2 su 10.000, fa notare lo Spallanzani. “La malattia interessa oggi solo dei gruppi di popolazione – si legge nella nota -. E abbiamo un vaccino, che è il vaccino antivaioloso di terza generazione (Mva-Bn), che ha una elevata capacità di protezione (almeno 85%) dalla malattia”.