Valeria Fioravanti, il 12 settembre la fiaccolata a Roma per la 27enne morta per una meningite scambiata per mal di testa, poi il processo

Valeria Fioravanti morta a Roma per una meningite batterica

Avrebbe spento 30 candeline pochi giorni fa Valeria Fioravanti, la giovane romana e mamma di una bambina che il 10 gennaio del 2023 ha perso la vita per quella meningite che sarebbe stata scambiata da più medici per un semplice e banale mal di testa. Ora, a distanza di anni, restano i se, i ma, i forse perché Valeria probabilmente poteva salvarsi. E la storia avrebbe avuto un epilogo diverso. Invece, non è andata così e adesso la sua famiglia non ha intenzione di fermarsi, sta continuando a combattere per avere giustizia e conoscere la verità su quei giorni drammatici. Dalle corse in ospedale alle diagnosi, fino alla morte per colpa di una meningite batterica non diagnostica. O almeno, non in tempo.

Valeria Fioravanti morta per una meningite, il papà: “Il 27 giugno inizia la nostra battaglia in Tribunale”

La storia di Valeria Fioravanti

Valeria Fioravanti pochi giorni prima di morire si era recata in una struttura della Capitale per rimuovere un ascesso. La mattina del 30 dicembre 2022, come raccontano i familiari, la giovane era stata accompagnata in ospedale: i dolori non passavano, nonostante le medicine. Ma è qui che Valeria, per la prima volta, viene accusata di ‘esagerare’. Lei stava sbagliando, doveva solo riposare, ritornare a casa. Da quel giorno il via vai in ospedali diversi, poi il decesso per una meningite acuta in corso. Poteva salvarsi se solo qualcuno se ne fosse accorto in tempo? Valeria, d’altra parte, era stata portata in ospedale più volte. E tutte le volte era stata mandata via: per i medici dei nosocomi, diversi e tutti di Roma, stava esagerando. Quei dolori erano da ricondurre a un mal di testa, nulla di più.

Ora di Valeria resta il suo sorriso, restano i ricordi. E restano anche quelle foto che la giovane aveva scattato in ospedale. “Sto sulla sedia così, da circa un’ora e mezza” – aveva detto alla sua famiglia. Poi il tragico epilogo che tutti, purtroppo, conosciamo.

La fiaccolata e il processo il 16 settembre

La famiglia di Valeria, papà Stefano e mamma Tiziana, non ha nessuna intenzione di fermarsi, di arrendersi. E il 12 settembre i genitori hanno organizzato una fiaccolata per la loro ‘bambina’. Una fiaccolata che servirà per ‘illuminare la strada verso la giustizia’. Sì perché il prossimo 16 settembre ci sarà il processo al Tribunale di Piazzale Clodio. Prima, però, chi vuole potrà scendere in strada per ricordare Valeria. L’appuntamento è per venerdì 12 settembre alle 21, a Piazza San Giovanni Bosco.

“Giovedì 27 giugno inizierà la nostra battaglia in nome di nostra figlia Valeria – aveva dichiarato ai nostri microfoni Stefano, il papà di Valeria. “Partirà un processo penale che attendiamo da molto tempo, che chiarirà le responsabilità sulla morte di nostra figlia. Ci auguriamo che il processo faccia chiarezza, fino a quel momento non ci daremo pace. Sia io che Tiziana, mia moglie, siamo convinti che Valeria si poteva salvare, vogliamo e pretendiamo che esca fuori la verità. “Sul referto dell’autopsia, il Pm ha accertato, scrivendo nero su bianco, che Valeria si sarebbe potuta salvare con un antibiotico di tre giorni. È una certezza che si sarebbe potuta salvare. E invece è morta”.

A processo tre medici

Proprio a giugno scorso i tre medici che avevano visitato Valeria sono stati rinviati a giudizio per omicidio colposo e secondo il capo d’imputazione i dottori sarebbero stati superficiali nel trattare la paziente. Valeria non stava esagerando.

La procura ha contestato, a vario titolo, di aver “sottovalutato il quadro clinico e di non aver effettuato una valutazione neurologica approfondita“. Da qui la data dell’udienza, fissata proprio per il 16 settembre davanti al giudice monocratico.