Velletri, il Commissariato di Polizia rischia l’accorpamento con Genzano: il caso ‘sicurezza’ in Consiglio

Velletri, il Commissariato di Polizia rischia l’accorpamento con Genzano: il caso ‘sicurezza’ in Consiglio. Oggi, lunedì 26 maggio 2025, il Consiglio comunale di Velletri si riunisce a Palazzo dei Priori con un punto all’ordine del giorno che scuote l’opinione pubblica: il futuro del commissariato di polizia cittadino. L’interrogazione, presentata dal consigliere Mauro Leoni (PD) e depositata il 19 marzo scorso, approda finalmente in aula dopo oltre due mesi di silenzio istituzionale.
In gioco non c’è solo una questione logistica, ma il nodo cruciale della sicurezza pubblica in una città che negli ultimi anni ha conosciuto episodi inquietanti e una crescente percezione di insicurezza.

Accorpamento con Genzano: ipotesi sempre più concreta
Da settimane si fa strada con insistenza l’ipotesi di un accorpamento tra il commissariato di Velletri (Corso della repubblica n.324) e quello di Genzano. La nuova sede, secondo le indiscrezioni, sorgerebbe proprio a Genzano, segnando una perdita simbolica e operativa per Velletri.
La proposta arriva direttamente dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza di Roma e avrebbe come obiettivo un presunto miglioramento dell’efficienza, ma i costi sul territorio potrebbero essere altissimi. Il rischio concreto è quello di un vuoto istituzionale in un’area già fragile, in cui i presidi di legalità rappresentano un argine fondamentale contro le infiltrazioni e la micro e macro-criminalità la cui presenza sarebbe confermata anche da inchieste giornalistiche recenti al tenore nazionale che confermano la presenza di malavita anche internazionale sul territorio comunale.
Il sindacato lancia l’allarme, ma le istituzioni tacciono
Il 19 marzo 2025, in risposta alla circolazione delle prime voci sull’accorpamento, il sindacato SILP CGIL Roma e Lazio ha preso una posizione netta, denunciando la proposta come “inaccettabile” e chiedendo garanzie immediate sul futuro del commissariato veliterno.
Da allora, tuttavia, nessuna comunicazione ufficiale è giunta né dal Comune di Velletri né dal Ministero dell’Interno. Un silenzio assordante che ha alimentato incertezza e preoccupazione tra i cittadini e gli operatori del settore. L’assenza di rassicurazioni, a distanza di due mesi, rende ancora più urgente il dibattito politico che si apre oggi in consiglio comunale.
Velletri tra emergenze e inchieste nazionali
Il tema della sicurezza a Velletri non è nuovo. La città è stata più volte al centro di importanti inchieste giudiziarie, finite anche sulle prime pagine della stampa nazionale. Nonostante ciò, il commissariato continua da anni ad attendere un trasferimento in una sede più idonea, capace di rispondere alle crescenti esigenze operative. Un’inerzia amministrativa che stride con la complessità del territorio. Il rischio di accorpamento, in questo contesto, non fa che aumentare la percezione di abbandono istituzionale.
Castelli Romani sotto pressione
Non è solo Velletri a vivere un momento difficile. I Castelli Romani sembrano essere diventati un fronte caldo della sicurezza pubblica. Appena tre mesi fa, a febbraio 2025, un grave attacco ha colpito il commissariato di polizia di Albano, con l’incendio di oltre quindici vetture. Nello stesso periodo, un altro atto incendiario ha preso di mira la caserma dei Carabinieri di Castel Gandolfo. In questo scenario, l’eventuale soppressione del commissariato di Velletri suonerebbe come un indebolimento della risposta dello Stato in un’area già sotto pressione.
Un Consiglio che dovrà scegliere tra tagli e sicurezza
La discussione che si apre oggi a Velletri rappresenta un banco di prova per l’amministrazione comunale. La posta in gioco è alta: decidere se difendere il presidio di polizia cittadino o accettare, in silenzio, una razionalizzazione che rischia di lasciare scoperta un’intera comunità. Dopo due mesi di silenzio e assenza di segnali, il Consiglio è chiamato a rompere l’immobilismo e a chiarire quale visione ha per la sicurezza dei suoi cittadini. Una partita che non si gioca solo sui numeri, ma sulla tenuta stessa del patto tra istituzioni e territorio.