Vi piace il pesce crudo? Almeno seguite queste 7 semplici regole

pesce crudo

Estate e voglia di pesce, se fresco e crudo ancora meglio. Spesso però dentro potrebbe nascondersi un ospite davvero pericoloso: l’anisakis. Un nematode parassita che infesta molte tipologie di pesce e che in determinate condizioni può essere ingerito dall’uomo provocando una grave infezione. Con l’aumento da parte degli italiani della voglia di cruditè stanno crescendo infatti anche i casi di intossicazione legati a questo parassita che vive nell’apparato digerente del pesce e mammiferi marini. “Negli ultimi anni c’è stato un aumento dei casi dovuto alla diffusione nei menù dell’offerta di pesce crudo – spiega all’Adnkronos Salute Mauro Minelli, immunologo e referente per il Sud Italia della Fondazione medicina personalizzata.

Nel pesce crudo potrebbe esserci l’anisakis

L’anisakis aggredisce l’uomo in 4 forme diverse: una gastrico-intestinale che può partire da 12 ore fino a 7 giorni dopo il pasto. Si manifesta con dolori di stomaco, nausea, vomito e febbricola. Poi c’è una forma più grave, extra gastrointestinale, che si verifica quando la larva di anisakis perfora l’intestino, perché dotata di un uncino, e arriva alla cavità del peritoneo o fino alla cavità pleurica, danneggiando la respirazione. L’anisakis – prosegue Minelli – rilascia alcune sostanze che cominciano a creare erosioni emorragiche che si rivelano però solo con l’autopsia”. “Poi – prosegue l’immunologo – c’è la forma più comune quella immuno-allergica, quando è in grado di allergizzare il soggetto che viene a contatto con il parassita. Se la persona è predisposta comincia a produrre immunoglobuline di classe IgE che sono quelle che danno la reazione allergica”.

Anche nel Mediterraneo il pericolo è possibile

Il rischio di contrarre l’infezione è dato dall’abitudine di consumare pesce crudo o poco cotto. Ricorda l’Istituto Superiore di Sanità: nel Mediterraneo il parassita è estremamente diffuso, e vi sono specie di pesci, quali lo sgombro e il pesce sciabola, che raggiungono il 70-100% di infestazione nel pescato”. Ma come possiamo mangiare pesce crudo senza rischi? L’immunologo Minelli stila sette regole che posso aiutarci ad evitare questo incontro così pericoloso: 1) Occorre essere consumatori consapevoli e sapere quali sono i rischi e quali sono le contromisure che vanno prese a casa e al ristorante, il congelamento e la cottura di pesci e molluschi sono i due metodi più efficaci per evitare una infezione da anisakis. 2) Cuocere il pesce, tenendo conto che, per avere la certezza di aver ucciso le larve, l’interno del pesce, anche le parti più grosse, deve raggiungere una temperatura superiore ai 78 gradi per almeno 10 minuti.

Sale, limone, olio e aceto non hanno effeti sul pesce contaminato

3) La normativa Ue stabilisce l’obbligo per chi vende o per i ristoranti che servono pesce crudo o in salamoia (sale, limone, olio e aceto non hanno alcun effetto sull’anisakis) di effettuare la procedura d’abbattimento preventivo del pesce destinato al consumo a crudo. 4) Se scoppia un’orticaria improvvisa, con difficoltà respiratoria e malessere, meglio contattare uno specialista per una corretta diagnosi. 5) Ricordarsi che i soggetti allergici dovrebbero evitare di mangiare pesce crudo. 6) Scegliere per le cruditè pesci di taglia medio-grande che sono molto meno critici (tonno, dentice, spigola, orata) oppure cozze, vongole o ricci di mare. 7) Assicurarsi che anche in pescheria i vari prodotti ittici esposti alla vendita siano separati per l’anisakis può passare da un esemplare all’altro”. In caso di diagnosi certa, “si può intervenire con una terapia specifica antiparassitaria”, rassicura Minelli.