Via libera del governo al protocollo tra Italia e Albania sugli immigrati irregolari
Via libera del Consiglio dei ministri, su proposta del ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani, del responsabile del Viminale Matteo Piantedosi e del Guardasigilli Carlo Nordio, a un disegno di legge di ratifica del Protocollo tra il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania e il governo italiano per il “rafforzamento della collaborazione in materia migratoria, fatto a Roma il 6 novembre 2023”. Il testo, si legge nel comunicato di palazzo Chigi, “autorizza alla ratifica del Protocollo, ne ordina l’esecuzione e introduce disposizioni di coordinamento, di organizzazione, in materia di personale e di spese, di giurisdizione e per l’individuazione della legge applicabile, anche penale sostanziale e processuale penale”.
In Albania si porteranno gli immigrati illegali imbarcati su mezzi italiani
Quanto alla ”disciplina dell’immigrazione e procedure relative”, il provvedimento prevede la “clausola di equiparazione delle aree previste dal Protocollo alle zone di frontiera o di transito previste dal decreto legislativo 28 gennaio 2008, n. 25, nelle quali si prevede l’espletamento delle procedure accelerate in frontiera”. Tali aree, spiega la nota, “sono assimilate rispettivamente agli hotspot e ai centri di permanenza per il rimpatrio di cui al Testo unico sull’immigrazione”. Nelle “aree albanesi potranno essere condotti esclusivamente i migranti imbarcati su mezzi delle autorità italiane all’esterno del mare territoriale italiano o di altri Stati membri dell’Unione Europea.
Applicata la disciplina italiana
Nei confronti di tali immigrati sancita l’applicazione della disciplina italiana (e, quindi, europea) in materia di immigrazione e di ammissione degli stranieri nel territorio nazionale, con contestuale individuazione esplicita della competenza del Tribunale di Roma”. È previsto che “solo in casi eccezionali sia possibile trasferire il migrante dalle strutture albanesi a strutture corrispondenti situate nel territorio italiano, su disposizione del responsabile italiano del centro: in questi casi è comunque prevista la persistenza del titolo di trattenimento e la continuazione della procedura avviata, senza la necessità di avviarla ex novo”.
Garantiti i diritti umani
Quanto ai ”diritti del migrante”, il testo prevede che ”nei confronti dei migranti presenti nelle strutture del Protocollo è garantito il rispetto di tutti i diritti previsti dalla disciplina generale (italiana ed europea) in materia”. Per assicurare ”l’immediata instaurazione del rapporto di difesa e assistenza tecnica, sono disciplinate le modalità con cui il migrante può rilasciare a distanza la procura speciale al difensore”. Si attribuisce al responsabile della struttura situata in territorio albanese la “responsabilità di adottare tutte le misure necessarie a garantire il tempestivo e pieno esercizio del diritto di difesa del migrante, anche assicurando a quest’ultimo il diritto di conferire riservatamente con il suo difensore con modalità audiovisive.
Prevista anche la figura del Garante
Con le stesse modalità sarà sempre garantita la partecipazione del difensore alle udienze”. È anche previsto, informa palazzo Chigi, che il “Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale svolga le proprie funzioni nelle aree situate in territorio albanese”. Il provvedimento “detta la disciplina per la realizzazione e gestione delle strutture site in territorio albanese, prevedendo a tal fine una generale clausola di deroga, in materia di contratti pubblici, a ogni disposizione di legge diversa da quella penale, del codice delle leggi antimafia e dei vincoli inderogabili derivanti dall’appartenenza all’Unione Europea”.
La competenza sarà del prefetto e del questore
Quanto all’organizzazione e il personale, il ddl Albania prevede: ”Per quanto concerne la disciplina amministrativa, viene individuata la competenza del prefetto, del questore e della commissione territoriale (con costituzione ad hoc di apposite sezioni) di Roma per i provvedimenti da adottare nei confronti dei migranti”. Si prevede la “costituzione di un nucleo di coordinamento e raccordo alle dipendenze della Questura di Roma e – presso le strutture site in Albania – di un nucleo di polizia giudiziaria, di un nucleo di polizia penitenziaria e di un apposito ufficio di sanità marittima, aerea e di confine”.