Viale Jonio, commerciante si incatena in auto contro la ciclabile

Dopo le polemiche e la retromarcia della Raggi sulla pista ciclabile di via La Spezia, adesso i riflettori si spostano su viale Jonio. Ci troviamo in piena zona Talenti, e anche qui la giunta pentastellata ha previsto di realizzare una corsia riservata alle bici. In teoria alla ciclabile nessuno è contrario, ma in pratica le cose stanno diversamente. Perché i residenti temono di perdere troppi posti auto, e il parcheggio a disposizione della metropolitana è sempre strapieno. Ma le critiche più forti arrivano dai commercianti di zona, già provati  dalla crisi scoppiata con l’emergenza covid 19. E che adesso temono di perdere anche la poca clientela rimasta. Visto che sarà impossibile accostare davanti ai negozi. Così quando la ditta incaricata dei lavori e i Vigili urbani sono arrivati sul posto, hanno trovato una sorpresa inaspettata. Un esercente infatti si è incatenato all’interno della sua auto. E ha spiegato ai presenti e ai giornalisti i motivi della sua clamorosa protesta.

A Viale Jonio scatta la protesta degli esercenti. Con la ciclabile il Comune finisce di rovinarci

La Raggi aveva presentato con enfasi il progetto della nuova pista ciclabile di Viale Jonio. “Un’alternativa in più per spostarsi in bici nel quartiere, preferendo così le due ruote alla macchina. Vogliamo offrire un’opportunità agli amanti delle due ruote e a tutti i cittadini che vogliono provare un nuovo concetto di mobilità: più sostenibile e meno inquinante”. Così la prima cittadina, ma non tutti la pensano allo stesso modo. A cominciare dal negoziante che si è incatenato in macchina per protesta. Lui si chiama Stefano Cecchi e la sua famiglia gestisce qui da 40 anni un grande negozio di materassi. “Questa pista ciclabile è stata calata dall’alto, probabilmente studiata solo su una piantina: senza tenere conto della realtà umana e di lavoro dell’intero contesto. Non sono contro le piste ciclabili a priori, ma questa non è sicuramente una scelta di buon senso. Realizzarla qui vuol dire far morire attività storiche. Accentuare una crisi che già morde, far morire di fame i titolari dei negozi e con loro i dipendenti. Si tratta di decine di persone, di intere famiglie” – ha detto Cecchi a RomaToday. “Non ci si rende conto che se non entra più nessuno, perchè non c’è più posto per lasciare l’auto in sosta, qui si chiude. Protesto perchè devo difendere la mia vita, è 40 anni che lavoro nell’attività aperta da mio padre con tanti sacrifici”. 

Sul negozio di materassi il grande striscione contro la ciclabile “che uccide il commercio”. “Una pista che ci danneggia” – dicono laconici dalla vicina ferramenta. E chissà se anche in questo caso la sindaca dopo le proteste cambierà idea.

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