Visita all’Ospedale di Anzio si trasforma in tragedia: una 23enne perde il bambino

Quello che doveva essere un semplice controllo di routine all’ottavo mese di gravidanza si è trasformato in una tragedia. Il dramma all’Ospedale Riuniti di Anzio e Nettuno.
Dopo la visita ginecologica, una 23enne di origine rumena ha subito un distacco della placenta. Così è iniziata la corsa contro il tempo dei medici per salvare mamma e figlio.
Le equipe sono riuscite a far nascere il bambino prematuro, ma subito la situazione si è rivelata disperata: il piccolo è nato vivo, ma con diverse complicazioni. Dopo un intervento del personale medico durato quasi un’ora, per il piccolo non c’è stato nulla da fare. Per la giovane, invece, non ci sono state complicazioni.

Rete No Bavaglio: “Il nostro impegno per la sanità pubblica”
Sul caso è intervenuta la Rete No Bavaglio che torna ad evidenziare le diverse criticità nella struttura ospedaliera e la mancanza di personale e degli opportuni reparti.
“Con profondo dispiacere apprendiamo la notizia della morte di un neonato prematuro presso l’Ospedale di Anzio – si legge nella nota diffusa dall’associazione – In un momento così drammatico, il nostro primo pensiero va alla famiglia, a cui esprimiamo le più sentite condoglianze e la nostra vicinanza umana e civile”.
“Sappiamo che il personale medico e infermieristico ha fatto tutto quanto era nelle proprie possibilità, lottando fino all’ultimo per salvare quella piccola vita. A loro va il nostro ringraziamento per la professionalità e il coraggio con cui operano ogni giorno, spesso in condizioni difficili.
Pur non essendoci alcun legame diretto tra questo tragico evento e lo stato del presidio, riteniamo doveroso aprire una riflessione sulla condizione dell’Ospedale di Anzio, che da tempo registra segnalazioni di criticità e ridimensionamenti progressivi. Il diritto alla salute passa anche dalla tutela e dal potenziamento delle strutture territoriali, che devono essere messe in condizione di rispondere al meglio ai bisogni dei cittadini”.
“Di fronte a una tragedia come questa, il silenzio non è rispetto: è rimozione. E noi scegliamo invece di farci carico della domanda di giustizia, cura e presenza che chiedono a gran voce i cittadini ad oggi rimasta inascoltata”.
Il consiglio comunale congiunto rimasto inascoltato
Sulle problematiche del Riuniti e le gravi carenze dei reparti i Comuni di Anzio e Nettuno il 20 febbraio scorso hanno unito i Consigli Comunali in contemporanea approvando una delibera comune che impegni i Sindaci Aurelio Lo Fazio e Nicola Burrini a chiedervi interventi strutturali e consistenti da parte della Regione Lazio per garantire il diritto a curarsi di 300mila cittadini. Tante sono le persone che d’estate popolano il litorale e rischiano di non ricevere le adeguate cure. Dopo 4 mesi la delibera del consiglio comunale congiunto è rimasta totalmente inascoltata da parte delle istituzioni regionali.