Vitalizi, non si torna indietro: FdI conferma i tagli. L’ira di Fassino (Pd) che interviene per riaverli


“Mantenere per tutti i beneficiari, deputati ed ex deputati, la vigente normativa di calcolo su base contributiva, sulla base della delibera n. 14 adottata dall’Ufficio di presidenza nella riunione del 12 luglio 2018 e successive modificazioni, con la quale si è proceduto alla rideterminazione, secondo il metodo di calcolo contributivo, della misura dell’indennità di fine mandato spettanti”. Lo chiede un odg a prima firma di Tommaso Foti (FdI) approvato in aula alla Camera nel corso dell’esame “Conto consuntivo della Camera dei deputati per l’anno finanziario 2022” e del “Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l’anno finanziario 2023”. I voti favorevoli sono stati 240, 5 i contrari e 24 gli astenuti.

“Per settimane abbiamo sentito le consapevoli menzogne di Giuseppe Conte – ha dichiarato Giovanni Donzelli (FdI) – perché essendo professor diritto era consapevole di mentire quando diceva che il Governo ha ripristinato i vitalizi. Sa che è il Coniglio di garanzia e non il Governo e sa che la reintroduzione vitalizi è avvenuta con il voto contrario di Fratelli d’italia e Lega ma con voto il voto favorevole di Ugo Grassi. Oggi, con l’odg arriva la verità e si chiarisce che Fratelli d’italia è contraria ai vitalizi e quanto è successo al Senato è avvenuto con la contrarietà dei partiti di Governo e alla Camera non potrà avvenire con l’odg di Foti”.

A dichiarare il voto contrario invece, Piero Fassino (Pd): “Non sono favorevole all’odg che replica quello di Silvestri – ha spiegato Fassino – perché facendo politica da anni considero la demagogia uno dei pericoli più grandi per credibilità politica rapporto con cittadini. Questo odg corrisponde a un impianto demagogico e populista e a una campagna contro politica da cui non verrà nulla di buono. Segnalo peraltro che sulla delibera del 2018, intervenuta su vitalizi, il consiglio di giurisdizione della Camera ha sollevato molti dubbi di legittimità” e che sul merito “non si è ancora pronunciato. In questo Paese a nessun cittadino si applica retroattivamente una condizione previdenziale che altera quelle che erano le condizioni previdenziali che c’erano nel momento in cui andavano in pensione”.