Viterbo ferma la Regione Lazio: il Tribunale annulla il ridimensionamento scolastico imposto dalla Giunta Rocca

Un sonoro schiaffo alla Regione Lazio e alla sua gestione del dimensionamento scolastico. Il Tribunale Amministrativo Regionale ha infatti accolto il ricorso del Comune di Viterbo, annullando la delibera della Giunta regionale che prevedeva la soppressione dell’Istituto Comprensivo “Carmine” e il suo smembramento su quattro diverse scuole per l’anno scolastico 2025/2026.
Una decisione che ripristina l’autonomia della scuola viterbese e mette in luce una gestione quantomeno discutibile da parte dell’amministrazione regionale guidata da Francesco Rocca. La sentenza ha rilevato una grave carenza di motivazione nel provvedimento regionale, evidenziando il mancato rispetto delle autonomie locali e dei principi di leale collaborazione.
La scure della regione Lazio sul “Carmine” di Viterbo
La vicenda nasce dalla necessità imposta al Lazio di ridurre di 23 unità il numero delle autonomie scolastiche per l’anno 2025/2026, come previsto da un decreto interministeriale. La Regione Lazio, con la delibera di Giunta n. 605 del 5 agosto 2024, aveva approvato le proprie “Linee guida” per il dimensionamento. Queste linee guida prevedevano che i Comuni e le Province avrebbero dovuto proporre piani di riorganizzazione, tenendo conto delle specificità territoriali e salvaguardando i presidi scolastici nelle aree più disagiate.

Il Comune di Viterbo e la Provincia, nel rispetto delle proprie competenze, avevano mantenuto l’assetto scolastico preesistente, confermando l’autonomia dell’Istituto Comprensivo “Carmine“. Un istituto, è bene ricordarlo, che già garantiva la continuità didattica e che vedeva una significativa presenza di alunni con bisogni educativi speciali e svantaggio socio-culturale, per i quali erano attive specifiche progettazioni.
Un piano calato dall’alto della regione Lazio e senza spiegazioni per Viterbo
Nonostante le indicazioni e le proposte del territorio, la Giunta Regionale, con la delibera n. 1161 del 23 dicembre 2024, ha proceduto autonomamente. Nel piano regionale di dimensionamento, allegato alla delibera, è stata disposta la soppressione dell’Istituto “Carmine” di Viterbo. La decisione prevedeva l’aggregazione dei suoi plessi a quattro istituti diversi: “Fantappiè“, “Egidi”, “Vanni” e “Canevari”. Successivamente, il Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio ha recepito tali modifiche con un proprio decreto. La mossa della Regione è apparsa subito come un’imposizione dall’alto, priva di una logica chiara e, soprattutto, di un’adeguata motivazione. Non è stata fornita alcuna spiegazione sul perché si sia scelto di sacrificare proprio il “Carmine”, ignorando le proposte del Comune e della Provincia di Viterbo, che avevano sottolineato l’importanza di mantenere l’attuale assetto per le specifiche esigenze dell’utenza.
La vittoria del Comune di Viterbo e i principi violati
Il Comune di Viterbo ha impugnato i provvedimenti regionali, sollevando diverse eccezioni. Tra le principali, la violazione dei principi di sussidiarietà e di leale collaborazione tra gli enti, il difetto di istruttoria e la carenza assoluta di motivazione. Il ricorso ha evidenziato come la decisione regionale non solo non fosse supportata da adeguate ragioni, ma contrastasse anche con le stesse “Linee guida” precedentemente adottate dalla Regione, che privilegiavano la salvaguardia degli Istituti comprensivi e la continuità didattica.
Il Tribunale Amministrativo Regionale ha dato piena ragione al Comune, accogliendo il ricorso. La sentenza ha riconosciuto la fondatezza delle doglianze del Comune di Viterbo, ribadendo che i provvedimenti regionali non contenevano alcuna motivazione valida per la soppressione dell’Istituto “Carmine”. Una vittoria importante per l’autonomia scolastica e per il principio di trasparenza amministrativa, che impone alle istituzioni di giustificare in modo chiaro e articolato le proprie decisioni.
Le conseguenze della sentenza e il futuro dell’Istituto “Carmine” di Viterbo
La sentenza del TAR ha un impatto significativo: il piano di dimensionamento scolastico della Regione Lazio, nella parte relativa all’Istituto “Carmine”, è stato annullato. Questo significa che, almeno per ora, l’Istituto Comprensivo “Carmine” manterrà la sua autonomia, scongiurando lo smembramento che avrebbe potuto causare notevoli disagi a studenti, famiglie e personale scolastico. La decisione del Tribunale rappresenta un monito per la Regione Lazio, chiamata ora a rivedere le proprie procedure e a garantire una maggiore trasparenza e partecipazione nella definizione dei futuri piani di dimensionamento scolastico. Si apre ora una fase in cui sarà necessario ripensare l’approccio alla riorganizzazione della rete scolastica, con l’obbligo di considerare in maniera più attenta le istanze e le specificità dei territori.
