Vivo e morto scambiati all’ospedale di Sora. Regione Lazio muta

Ospedale Sora

Alla regione Lazio si sono accorti o no di quello che è successo nell’ospedale di Sora? Almeno hanno letto le cronache sullo scambio macabro tra morto e vivo con tanto di funerali organizzati e poi annullati?

Neanche una nota di Zingaretti e soci per chiedere scusa ad una famiglia per lo spavento; neppure due righe di scuse ai congiunti del morto vero scambiato con un’altra persona.

Ospedale di Sora nel marasma

Un’assenza di umanità che fa davvero spavento. In chi ha provveduto con tanta superficialità a dare la notizia; nella direzione della Asl che tace; e alla regione dove il silenzio viene squarciato solo dall’interrogazione di Fratelli d’Italia annunciata da Fabrizio Ghera e dalle parole del consigliere della Lega, Pasquale Ciacciarelli.

Non c’è notizia di altre reazioni, a partire dal presidente del consiglio regionale, Mauro Buschini, che pure è eletto in quella provincia, Frosinone, ma non spiaccica verbo.

E invece non si giustifica tanto silenzio soprattutto da parte dell’assessorato alla sanità, sempre pronto a dare addosso al cittadino sui comportamenti sbagliati al tempo del Covid. E quelli della regione non contano?

Quella telefonata in piena notte

In pratica si è avvisata una famiglia di Sora che aveva un congiunto ricoverato all’ospedale che il loro caro era morto. La telefonata era toccata ai carabinieri, in piena notte. Dolore, lutto, cordoglio di amici e parenti, organizzato il funerale con l’agenzia di pompe funebri, quando poi si scopre che il “morto” era in reparto a fare colazione. Potremmo dire che il cappuccino all’Ospedale Santissima Trinità di Sora è talmente buono che fa resuscitare i morti…

Purtroppo, di mezzo è finita un’altra persona che è morta per davvero. E adesso si sa solo che ci sarà l’inchiesta della magistratura per scoprire che è successo. Perché in questo paese devono pensarci i giudici quando sarebbe sufficiente (e necessario) che ci pensasse la regione Lazio.

Ma si sa, per l’umanità non c’è mai spazio. Per fare il proprio dovere, poi…