“Vogliamo lavorare, così ci fate morire di fame”. Al Pantheon la rabbia delle palestre (video)

Pantheon

In piazza della Rotonda, davanti al Pantheon per protesare contro il lockdwon mascherato. «Se lavorare non è un diritto, pagare le tasse non è più un dovere». «Noi viviamo di sport». «Sono superfluo, per questo scendo in piazza». Cartelli e striscioni dipingono chiaramente lo stato delle cose. I lavoratori del mondo dello sport protestano in piazza a Roma. Dipendenti e titolari di palestre, piscine, scuole di danza e centri sportivi si sono dati appuntamento al Pantheon, a pochi passi dal Senato.

La protesta delle palestre e dei lavoratori dei centri sportivi

Anche loro, come i lavoratori dello spettacolo, saranno senza lavoro dopo l’ultimo Dpcm di Conte. Nei mesi scorsi i centri sportivi avevano adottato misure di sicurezza stringenti. Distanziamento, uso della mascherina e sanificazione dei locali. Tutto a costo di investimenti ingenti. Tutto per poter continuare a restare aperti. L’ultimo provvedimento ne ha disposto la chiusura. Oltre al danno economico, ora anche la beffa del governo Conte.

 

L’appello di Barelli tra i manifestanti del Pantheon

In prima fila al Pantheon il presidente della Federnuoto, Paolo Barelli:  «Lo sport in Italia non è fatto dalla scuola o dalle università, gli enti locali non hanno risorse. Oggi – denuncia Barelli – l’attività motoria, ancor prima di quella dei campioni, si fa esclusivamente sulle spalle delle associazioni sportive – continua poi – Io personalmente, insieme a voi, sono in prima fila affinché ci siano attenzioni definitive allo sport e che non siano elemosina. Attenzioni per lo sport inteso come sport di base e sport di vertice».

La Cisl: “Roma rischia di non sopravvivere alla seconda ondata”

Una situazione esplosiva, in tutta la città, come conferma, il segretario generale della Fisascat-Cisl di Roma Capitale e Rieti, Stefano Diociaiuti. «Senza l’adozione di adeguate misure di sostegno, gli addetti al commercio, alla ristorazione, al turismo della Capitale potrebbero non “sopravvivere”, lavorativamente parlando, alla seconda ondata. Stiamo parlando di decine di migliaia di persone, soltanto a Roma». Dioaciuti aggiunge che «la macchina governativa, locale e nazionale, deve essere più efficiente e concertativa che mai, per fare in modo che nessuno sia abbandonato a se stesso».