Writer italiani in cella in India, tifosi spagnoli impuniti dopo piazza del Popolo: il terzo mondo siamo noi

La prossima volta che, parlando dell’India, userete la parola terzo mondo, se abitate a Roma, pensateci bene. Ci pensi bene soprattutto il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. Anzi, farebbe bene a mordersi la lingua. Le differenze risaltano in due fatti di cronaca avvenuti a distanza di migliaia di chilometri e di pochi giorni.
Il più recente, a piazza del Popolo, dove tremila tifosi spagnoli, arrivati nella Capitale giovedì per assistere a una partita di calcio, hanno vandalizzato monumenti storici, urinato sul sagrato della chiesa, messo sotto scacco il centro cittadino.

I vandali arrivati da Siviglia, hanno messo a soqquadro la Capitale e sono ripartiti senza che nessuno li abbia identificati, fermati o perlomeno sanzionati. In una parola: impuniti. Il sempre più imbarazzante Gualtieri ha commentato la vicenda come fosse stato un comune cittadino, passato di lì. Su Twitter ha postato le foto delle devastazioni, rimediando perfino lo spernacchiamento di Carlo Calenda: “Il sindaco sei tu. Chi ci deve pensare, Babbo Natale?”, ha infierito il segretario di Azione. Possibile che non si sia trovata una soluzione per porre rimedio a quella che ormai è diventata una prassi? Ricordiamo tutti cosa accadde alcuni anni fa, con i tifosi olandesi del Feyenoord, quando compirono una simile operea di devastazione. Per fortuna, in quel caso, qualcuno dei vandali venne identificato e condannato. Stavolta niente. Il nulla totale: in perfetta coerenza con l’evanescente Gualtieri.
Terzo mondo: trova le differenze tra la Roma di Gualtieri e l’India
Si parlava di terzo mondo, una volta, pensando ai mendicanti indiani, alle immagini che arrivavano dai documentari e dai servizi dei vari corrispondenti esteri. Ebbene, una settimana fa, quattro ragazzotti italiani hanno fatto la loro bravata, dipingendo con alcuni graffiti due vagoni della metropolitana appena inaugurata nel Kerala. Il risultato? In cella, in attesa di giudizio, con l’accusa persino di terrorismo. Si dirà: le leggi indiane non sono garantiste come quelle italiane. Una giustificazione che non regge. La verità è che degrado chiama degrado e chi arriva a Roma, oggi, si sente in diritto di poter fare tutto, contando sul lassismo dominante e su una conclamata impunità. Dal raffronto tra i writer italiani e i tifosi spagnoli emerge una sola imbarazzante considerazione: grazie anche a sindaci come Gualtieri, il terzo mondo siamo diventati noi.