Zingaretti alla “corte dei generali”: dalla pace al palcoscenico del riarmo europeo a Frascati

Rispunta Nicola Zingaretti. Dopo mesi di silenzio, l’ex governatore del Lazio e già segretario del Partito Democratico riemerge dal cono d’ombra politico. Stavolta non per parlare di sanità o di Roma Capitale, ma di un tema che, almeno sulla carta, non sembrava essere il suo: la difesa. Anzi, diciamolo chiaramente: il riarmo.
Eppure, eccolo lì, pronto a prendersi il microfono venerdì 12 settembre a Frascati, sede prescelta per gli “Stati Generali della Difesa, dello Spazio e della Cybersecurity”. Un summit che arriva dopo la figuraccia dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, dove il convegno originariamente previsto l’11 settembre è stato cancellato a seguito delle proteste di Stop RearmEU.

Che ci fa Zingaretti in mezzo a generali Nato, ministri, AD di Leonardo e Fincantieri, analisti e l’immancabile Bruno Vespa? Bella domanda. Perché il politico che pochi mesi fa si spendeva in un comunicato con Chiara Braga e Francesco Boccia dicendo “No alla logica della guerra”, adesso siederà tra chi di guerre, armi e strategie fa il proprio mestiere. La pace, insomma, sembra avere poco a che spartire con l’appuntamento di venerdì. E ora vediamo perché.
Dal summit saltato al palco di Frascati
Quando il primo summit è stato stoppato dalle contestazioni, qualcuno ha pensato che l’iniziativa fosse archiviata. Macché. È bastato spostarla di un giorno e di qualche chilometro. Con una nuova etichetta, stavolta “europea” e benedetta dal Parlamento e dalla Commissione UE, che si sono prestate a dare il loro logo a un evento dal titolo già di per sé eloquente: “Le prossime sfide per l’industria europea”.
La missione, spiegano gli organizzatori, è chiara: rafforzare l’autonomia strategica dell’Europa in materia di difesa, spazio e sicurezza informatica, “nel contesto più ampio dell’Alleanza Atlantica”. Tradotto, sembra proprio significare più soldi per armi, più sinergie con l’industria bellica, più militari nella stanza dei bottoni.
E passiamo ai relatori. L’elenco è impressionante: Antonio Tajani, ministro degli Esteri; Andrius Kubilius, commissario europeo per difesa e spazio; Josef Aschbacher, DG dell’Esa; e poi il sottosegretario alla difesa Perego di Cremnago, l’ammiraglio Cavo Dragone della Nato e un parterre di AD e presidenti delle più potenti aziende del settore.
Nel mezzo, tra un Bruno Vespa che “spiega la politica europea” e un Cingolani che porta la bandiera di Leonardo, spunta proprio lui: Nicola Zingaretti, eurodeputato PD, in qualità di “capo delegazione”.
Il paradosso del “pacifista armato”
È curioso ricordare che lo stesso Zingaretti, a inizio estate, tuonava: “La logica della guerra porta solo distruzione”. E, insieme a Chiara Braga e Francesco Boccia, capigruppo PD alla Camera e al Senato lanciava un appello accorato per una diplomazia attiva, per fermare le violenze e per spingere l’Europa a farsi protagonista della pace. Ma venerdì a Frascati non si parlerà di negoziati, bensì di cyberwarfare. Non di dialogo, ma di piani europei di difesa comune. Non di umanità, ma di bilanci e strategie industriali. Un salto logico notevole: da portabandiera del “no alle armi” a comparsa in un palco che sembra apparire più bellico che votato alla pace.
Le proteste: “Una vetrina di propaganda bellica”
A dirlo non sono solo i movimenti pacifisti. Anche in Parlamento europeo c’è chi storce il naso. Il pentastellato Mario Furore ha già annunciato un’interrogazione alla Commissione: “L’UE è nata come progetto di pace, non come fiera delle armi”. E mentre a Frascati si lucidano le sedie per accogliere ministri e manager, a Roma si prepara la controffensiva civile. Il comunicato di Stop RearmEU non lascia spazio a interpretazioni.
“No a Europa armi in scena il 12/09 a Frascati. Basta vetrine di armi e tecnologia militare sul nostro territorio. Istituzioni e industria si mischiano per pianificare la militarizzazione dell’Europa invece di lavorare per fermare il genocidio a Gaza, proteggere la Global Sumud Flotilla e trovare una soluzione diplomatica per la guerra in Ucraina”, scrivono nel comunicato di oggi.
E giovedì 11 settembre, alla vigilia del summit, il movimento manifesterà sotto la sede di Leonardo, ai giardini di viale Mazzini, insieme a Greenpeace, Arci, Rete Italiana Pace e Disarmo e persino artisti del collettivo #NoBavaglio.
Il punto vero: pace o potere?
Alla fine resta una domanda semplice: cosa ci fa Zinfaretti, politico che ha fatto della parola pace il suo cavallo di battaglia, in un summit che di pacifista non ha nulla? Forse la risposta è che in Europa oggi si gioca una partita di potere, e restare fuori dalla foto di gruppo non conviene a nessuno. Nemmeno a chi, fino a ieri, predicava “no alla logica della guerra”.
E se il palcoscenico è Frascati, poco importa. Perché, come recita l’agenda ufficiale, non si tratta di geopolitica ma di “sfide industriali”. Ma quando l’industria sono le armi, il confine tra difesa e guerra è sempre sottile. Troppo sottile per non notarlo.