Zingaretti annuncia opere ma spreca tanto denaro

In effetti è impressionante l’elenco di opere pubbliche presentato in pompa magna ieri da Nicola Zingaretti con la ministra che ha nominato lui al governo, Paola De Micheli.
Nove miliardi per sei infrastrutture. Applausi e tanta pazienza. Perché ormai Zingaretti ha indossato la divisa dell’annunciatore e ogni giorno deve far sapere qualcosa che non si realizzerà mai, con tanto di ola meticolosamente preparata dal suo imponente ufficio stampa.

Le opere di Zingaretti
I giornali di stamane lo incenseranno ma resta una questione che non può più essere ignorata. Zingaretti non è adatto a gestire tutta questa roba. Perché nel migliore dei casi e nel più benevolo dei giudizi – come ha notato ieri anche il consigliere regionale leghista Daniele Giannini – guida un’amministrazione che barcolla vistosamente ogni volta che deve spendere quattrini pubblici. Il solo fatto che si sia precipitato a telefonare a Piero Marrazzo (oltre che alla Polverini) per il cinquantesimo annuncio sulla fine del commissariamento, deve far riflettere: 2006, primo anno di Marrazzo e due miliardi di debito stracertificati. 2007, commissariamento della sanità laziale. Bufale propagandistiche.
Ma è grave quello che combina e che la magistratura scruta. Prima o poi arriva la decisione. Per ora non accade ancora nulla di concreto sull’incredibile flop delle mascherine. Ma prima o poi qualcuno dovrà presentare il conto di milioni di euro scomparsi e di milioni di mascherine mai arrivate a destinazione. Una vergogna capitata nel bel mezzo della pandemia e che espose medici e infermieri alla catastrofe.
Poi ci sono le indagini vere, quelle pesanti, che toccano i quattrini. Zingaretti veleggia tranquillo, perché tanto si imbatte raramente nel giornalismo di inchiesta, ma la Corte dei Conti ha appena chiesto al governatore del Lazio e a tanti suoi sodali – Raggi inclusa nell’indagine… – ben novanta milioni di euro per il famoso Palazzo della Provincia di Roma di cui era presidente. Per informazioni cercare alla voce sperperi, dice la magistratura contabile.
Mascherine, provincia, nomine…
Mica è finita. La regione Lazio è andata ko nel giudizio al Tar e poi al Consiglio di Stato sulla legittimità delle nomine dirigenziali. Un mare di personaggi che ora teme la revoca dei prestigiosi e ben remunerati incarichi ricoperti da tanti anni.
Nel mirino, ha reso noto la consigliera Valentina Corrado dei Cinquestelle, anzitutto il segretario generale della regione Andrea Tardiola e il capo del personale Alessandro Bacci.
Si può continuare lungo questa strada, presidente Zingaretti? E che affidabilità può avere chi perde tanto denaro per strada?
Non vogliamo inseguire chi parla del caso Palamara, perché vogliamo rifiutare il sospetto di aiutini, ma Zingaretti farebbe bene ad essere molto più prudente nel parlare di miliardi come se fossero bruscolini. Non sembra cosa per lui.