Zingaretti ci manda dal dottore con la clessidra

Zingaretti ci manda dal dottore con la clessidra. Nel tempo dei Dpcm di Conte la regione Lazio non poteva certo sfigurare quanto a creatività sanitaria. E al Policlinico Umberto primo hanno deciso, persino a dispetto di una precisa sentenza del TAR, che la durata di una visita deve rispondere più all’orologio che alla professionalità del medico.
Questa roba ridicola è denunciata in una interrogazione in regione dal consigliere di Fratelli d’Italia Antonello Aurigemma e Il Tempo ha tirato una bordata niente male a Zingaretti che dopo le mascherine ha deciso di farsi male con qualche dottore.

Zingaretti e il dottore con la clessidra
Non è affatto normale che una struttura ospedaliera decida in solitudine tempi predeterminati per l’esecuzione delle prestazioni e delle visite specialistiche, con la scusa fasulla di adoperarsi per l’abbattimento delle liste d’attesa.
Una sentenza del Tar – che anche la regione Lazio ha il dovere di rispettare – ha accolto il ricorso del sindacato Sumai proprio su un decreto della regione che fissava tempi minimi e massimi delle prestazioni.
Perché, come è normale che sia (ma non dalle parti di Zingaretti) è il medico a dover decidere i tempi di osservazione idonei per garantire una adeguata assistenza sanitaria. E ora il governatore farà bene a rispondere in tempi rapidi alla richiesta di ripristino della legalità e di rispetto delle regole sollecitati da Aurigemma.
Al Policlinico come gli pare: interrogazione di Fdi
Il Policlinico di Roma è una delle piu grandi aziende ospedaliere d’Europa. E se l’esempio viene da lì figuriamoci che cosa potrà succedere in altre strutture sanitarie.
A leggere la decisione del Policlinico Umberto primo c’è da restare stupiti: si va da un minimo di “20 minuti per la Tac” ad un massimo di “60 minuti per la colonscopia”. Passando – nota Il Tempo – per i “25 minuti per la mammografia, 30 per l’ecografia e le visite specialistiche, 40 per la risonanza magnetica e 45 per la gastroscopia”. E sapete perché? Il motivo è sempre lo stesso, ormai sembra una password: Covid-19. Già, perché bisogna sanificare gli ambienti. Il che è vero, ma c’entra un fico secco con la durata di una visita medica o di un esame. La burocratizzazione dal punto di vista dei tempi inciderà negativamente sulla qualità delle prestazioni ed è bene toglierselo dalla testa.
Di più. Stabilire addirittura quanto debba durare un controllo medico cozza frontalmente proprio con la sentenza che abbatté il precedente tentativo di Zingaretti. Scrisse il Tar: “La durata effettiva di ogni singola prestazione dipende da “tipologia” e “complessità” del trattamento (esame o visita) da eseguire”. E una “siffatta valutazione (sulla durata, ossia, della singola prestazione) è riservata in via esclusiva allo specialista ambulatoriale”.
Di fronte a questa musata giudiziaria, si insiste con la manovra messa in atto ora dal Policlinico. È inimmaginabile che l’azienda non conoscesse la decisione del TAR, né che l’abbia stabilito da sola. È evidente che in regione si vuole procedere a colpi di forzature insensate. Il paziente viene prima dei tempi di Zingaretti e dell’assessore D’Amato. Nessuno può privare il paziente del tempo necessario al medico che lo ha in cura. Mettetevelo in testa e rispettate chi lavora.