Zingaretti non schioda dalla poltrona: ormai considerano la Regione come cosa loro

Zingaretti non molla la poltrona. Non si dimette oggi, nè domani. Forse tra un paio di settimane, più probabilmente tre. Fosse per lui resterebbe a fare il governatore e il parlamentare, come quando è stato segretario dem e presidente della Regione Lazio. Ovviamente, facendo male entrambe le cose. Ieri ha ribadito che non schioderà subito. “La legislatura regionale è conclusa abbiamo approvato il collegato in bilancio in giunta che sta per andare in consiglio, molto importante. Si può fare in due o tre settimane, subito dopo io mi dimetterò”. Così Nicola Zigaretti parlando al sito del Messaggero.
Niente misura, niente senso istituzionale. Chiamatela protervia, chiamatela faccia tosta oppure, detta alla romana, impunitaggine. Zingaretti resta incollato col vinavyl alla poltrona, nonostante le proteste delle opposizioni e le perplessità degli alleati.

Il trucco di Zingaretti: cosa si è inventato per rimandare le dimissioni
La nota dei consiglieri di FdI
“Sarebbe opportuno che il quasi ex Presidente della Regione lasciasse da parte i giochi di prestigio che gli hanno consentito di rimanere in carica fino ad oggi. L’approvazione del collegato di Bilancio infatti non è altro che un mero espediente. Un trucco per prolungare l’agonia della sua maggioranza, posticipare le sue dimissioni e fare elargizioni ad amici e sostenitori. Più corretto sarebbe rimettere il mandato e consentire che si voti al più presto”. Così in un comunicato i consiglieri regionali del Lazio di Fratelli d’Italia.
Zingaretti non molla la poltrona: ecco per quali ragioni
Come spiega in una nota Laura Corrotti, “Zingaretti giustifica il rimandare delle sue dimissioni per approvare in Aula il collegato al bilancio. Un provvedimento – dice l’esponente di FdI – che racchiude principalmente quattro cose: la svendita del patrimonio Ater, l’accordo con il M5s attraverso articoli sulla transizione ecologica, finanziamenti a pioggia ai soliti amici e il trasferimento delle competenze regionale in materia urbanistica al sindaco di Roma del Pd. Quindi se deve rimanere per approvare questo testo, si può tranquillamente dimettere perché può essere importante per il Pd e i suoi amici ma non per i cittadini del Lazio”.
Rampelli avverte Gualtieri
A mettere la pietra tombale sulla giunta Zingaretti arriva pure la nota del vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli. “Leggere le dichiarazioni di Zingaretti che si autobeatifica per la devoluzione dei poteri in materia urbanistica al Comune di Roma fa veramente capire il livello di menzogna scritto nelle narrazioni del Pd. Sono passati anni – prosegue Rampelli – da quando la Regione avrebbe dovuto devolvere quei poteri ma non lo ha mai fatto visto che la combinazione delle amministrazioni regionali e comunali non combaciavano. E siccome ora il Governatore è diventano deputato ed è rimasto Gualtieri a fare il guardiano del potere, Zingaretti ha voluto con questo atto di generosità escludere che il futuro governatore della Regione Lazio possa dire la sua. A questo lascito che giunge alla fine di nove anni di inutilità politica e amministrativa, si accompagna il sindaco Gualtieri che chiede al governo nazionale attenzione per Roma. Non si preoccupi, sindaco. A Roma non toglieremo gli occhi di dosso come mai dal 1871 in poi”.