Spazzatura, dopo Albano anche Guidonia dice no

Dopo Albano, anche Guidonia dice no alla spazzatura di Roma. Giocando d’anticipo però. Dopo aver visto come è andata per l’altro comune della Area metropolitana. Dove il sindaco Borrelli e i cittadini hanno fatto le barricate. Contro la riapertura del vecchio impianto, fermo per un incendio dal 2016. Ma il TAR ha rigettato l’istanza di sospensiva, e i camion dell’Ama si sono avviati in lunghe colonne sulla Collatina. In attesa del giudizio di merito, fissato per il prossimo autunno. Così per evitare la stessa sorte, la giunta di Guidonia e il sindaco Barbet si sono convocati d’urgenza. E hanno deliberato per quanto di competenza, la revoca degli atti comunali necessari per rendere operativo l’impianto. Che a differenza di quello di Albano, è nuovo di zecca. Ma mai attivato. Tra sequestri dissequestri e ricorsi. Con eccezioni che sono per certi versi simili. Una eccessiva vicinanza al parco vincolato dell’Inviolatella, alle vestigia romane di Villa Adriana e a una falda acquifera.  Insomma, problemi archeologici e ambientali. Che hanno bloccato l’impianto, ma anche il sito dedicato alla discarica. Individuato adesso dalla giunta Raggi come possibile seconda destinazione per liberare le strade di Roma dalla spazzatura. Ma dopo il blitz della giunta di Guidonia, adesso anche questa ulteriore soluzione appare davvero difficile.
Spazzatura, ecco i primi camion Ama ad Albano. Tra proteste e blocchi stradali

La provincia si ribella

Roma soffoca di immondizia. E la sindaca Raggi anche nelle sue funzioni di presidente della Città metropolitana (ex provincia) ha individuato due soluzioni. Una ad Albano, ordinando la riattivazione del vecchio impianto. Che è ancora capace di trattare 240 mila tonnellate di spazzatura. Ma che è già andato a fuoco nel 2016. E che sorge secondo quanto denunciato dal sindaco Borrelli e dai cittadini, troppo vicino alle case. Poi c’è Guidonia, con l’impianto della Ambiente Guidonia, adesso al centro della contesa. E la discarica di servizio della Eco Italia 87. Nella galassia Cerroni, e chiusa nel 2014 dalla Guardia forestale. Per problemi di inquinamento della falda acquifera.

Insomma, si tratta di soluzioni certamente problematiche a livello amministrativo, e fortemente avversate dalla cittadinanza. Mentre altri impianti nel Lazio dotati di tecnologia TMB (che possono trattare e stabilizzare rifiuti urbani umidi ndr) lavorano a poco più del 50% delle loro possibilità. Alla fine infatti, l’ultimo decisore rimane la politica. E al prossimo sindaco di Roma, e presidente della Città metropolitana, toccherà anche il compito di risolvere questa emergenza. Perché tra piano regionale dei rifiuti datato, e mancanza di indicazioni su eventuali siti dove conferire da parte di Roma capitale, la corretta gestione dei rifiuti rimane una assoluta priorità. Anche di natura sanitaria, e di igiene pubblica. Sulla quale non si può più fare finta di niente.

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