A Roma 407 baby pusher, i giudici: “Spaccio capillare e a domicilio”

Baby spacciatori in azione a Roma città

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Roma si conferma epicentro di una criminalità diffusa e organizzata, dove lo spaccio di droga si è evoluto in un sistema capillare e tecnologicamente avanzato, coinvolgendo anche minoriadolescenti. La Corte d’Appello della Capitale, nel bilancio annuale dell’attività giudiziaria, traccia un quadro preoccupante: lo spaccio è sempre più gestito tramite giovani pusher, spesso minorenni, che sfruttano chat e consegne a domicilio per aggirare i controlli. Sono 407 i baby pusher segnalati in un solo anno, ossia nel 2024, con una prevalenza di sostanze pesanti come cocaina e crack, oltre all’hashish.

A Roma 407 baby pusher, la Capitale diventa un caso nazionale

Le modalità operative del traffico di droga si sono adattate alle nuove tecnologie. Le consegne vengono effettuate con monopattini, scooter e biciclette a noleggio, rendendo le indagini sempre più complesse. Questo fenomeno, che si estende in modo capillare, è alimentato dall’altissima redditività del narcotraffico e dalle lotte per il controllo delle piazze di spaccio. Non sorprende che il narcotraffico sia il cuore pulsante delle attività di molte organizzazioni criminali, anche di stampo mafioso, spesso accompagnato da episodi di violenza legati alla competizione territoriale.

Emergenza giustizia e carenze strutturali

Nonostante la gravità del fenomeno, il sistema giudiziario di Roma appare in affanno. La Corte d’Appello denuncia un arretrato di oltre 41.000 fascicoli penali e una carenza cronica di personale. Quasi un terzo dei posti amministrativi sono vacanti, mentre il 20% delle scrivanie dei magistrati rimane scoperto. Questo rallentamento mina l’efficacia della giustizia come deterrente, lasciando spazio all’impunità e incoraggiando la criminalità organizzata.

La Direzione Distrettuale Antimafia segnala un incremento significativo delle attività legate a organizzazioni mafiose. In un solo anno sono stati aperti 417 nuovi procedimenti, con un aumento del 60% dei casi legati a associazioni mafiose rispetto all’anno precedente. I numeri rivelano un sistema criminale in espansione, in grado di sfruttare le lungaggini processuali e la debolezza strutturale della giustizia.

Violenza di genere: un’emergenza crescente

Accanto alla lotta contro il narcotraffico, si profila un’altra emergenza: l’aumento dei reati di violenza di genere. I dati mostrano un incremento del 10% rispetto all’anno precedente, con oltre 9.800 fascicoli aperti. Gli episodi di violenza domestica e abusi sessuali rappresentano il 32% dei procedimenti collegiali, rendendoli tra i più complessi da trattare. Tuttavia, solo un caso su tre viene affrontato con tempestività, spesso a discapito di altre priorità.

Sovraffollamento carcerario

La situazione nelle carceri del Lazio aggiunge ulteriori criticità. Con 6.879 detenuti a fronte di una capienza di 5.281 posti, il sovraffollamento è una piaga evidente. Penitenziari come Rebibbia, Regina Coeli, Rieti e Civitavecchia operano in condizioni di estrema pressione, con il 30% dei detenuti in attesa di giudizio. L’aumento del 6,2% della popolazione carceraria rispetto all’anno precedente evidenzia una gestione insufficiente delle misure alternative e delle dinamiche processuali.

Un quadro complesso e sfide aperte

Roma si presenta come una città dove le mafie proliferano, la violenza di genere aumenta e la microcriminalità si innesta su una struttura giuridica in affanno. La richiesta di interventi straordinari — assunzioni, potenziamento degli uffici e riduzione dell’arretrato — è urgente per contrastare fenomeni che minano la sicurezza pubblica e la fiducia nella giustizia. Solo un sistema più efficiente e reattivo può fronteggiare la portata di queste emergenze.