Addio a Roberto Maroni: era il “viceministro dell’Armonia”. Quel legame speciale con Tatarella

Roberto Maroni

“I funerali di Roberto Maroni si terranno venerdì mattina a Varese. Tutta la comunità della Lega sarà lì”. Lo ha annunciato il vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini nel corso della conferenza stampa dopo l’approvazione della legge di bilancio.

Maroni è morto a 67 anni, nella sua casa nel Varesotto dove ha trascorso gli ultimi mesi di una grave malattia. Il politico lombardo aveva condiviso con Bossi gli inizi della Lega Nord: tre volte ministro, vicepremier, governatore della Lombardia, è anche stato segretario federale della Lega. Dal 2021, quando ha scoperto la malattia, si era ritirato dalla politica attiva. Numerosi i messaggi di cordoglio bipartisan che lo ricordano. “Profonda tristezza per la scomparsa di #Maroni. Per una breve stagione fummo ministri assieme. Ciao Roberto”, scrive sui Social Francesco Storace, che fu ministro della Salute nel governo Berlusconi dove c’era anche Maroni.

Tatarella e Maroni: un rapporto politico e umano speciale

Ancorato ai valori costituzionali, della legalità e della giustizia Roberto Maroni resterà nella storia della politica repubblicana come impeccabile titolare del Ministero dell’Interno, il primo non democristiano dal dopoguerra. Al Viminale per due volte conquistò, a detta di tutti, persino dello scrittore Roberto Saviano, la palma di miglior ministro dell’Interno di sempre. In queste ore molti ricordano come Maroni coltivasse un legame politico e umano con Pinuccio Tatarella, “il cui ricordo ha sempre onorato”, ricorda il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri. “Proprio a lui e a Pinuccio Tatarella si deve il merito se nel 1994 si riuscì ad aprire la stagione dei governi di centrodestra”, osserva il capogruppo di FdI, alla Camera Tommaso Foti. “La Fondazione Tatarella, si stringe intorno al dolore della famiglia Maroni per la perdita di Roberto, amico sincero di Pinuccio e Salvatore Tatarella”, si legge sulla pagina social della Fondazione intestata all’uomo politico pugliese.

La biografia di Roberto Maroni

Laureato in giurisprudenza all’Università degli Studi di Milano, Maroni lavora qualche anno come legale della multinazionale statunitense di cosmetici Avon. Nel 1992 e’ eletto per la prima volta alla Camera, capogruppo della Lega Nord. E’ nel primo governo Berlusconi che viene nominato per la prima volta ministro dell’Interno e vicepresidente del Consiglio dei ministri. Carica che ricopre per otto mesi, nel 1994, fino alla caduta dell’esecutivo per il ‘ribaltone’ architettato da Bossi. E’ proprio nelle settimane successive al ribaltone che Bobo passa uno dei periodi piu’ bui della sua vita politica. Il senatur lo vuole cacciare dal partito perche’ scopre che si e’ opposto alla sua linea, incontrando in segreto Berlusconi. Ma Maroni si ‘salva’ e i due ricuciono un rapporto che, da li’ in poi, sara’ sempre caratterizzato da grandi e drammatici alti e bassi.

L’incubo delle Nuove Brigate Rosse e la morte di Marco Biagi

Nei governi Berlusconi II e III, Maroni ricopre l’incarico di ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Nel 2001 riceve una lettera dal giuslavorista Marco Biagi, suo collaboratore al ministero, che lamenta una non adeguata protezione per minacce telefoniche anonime, ripetutamente ricevute. Preoccupato, in nota scritta del 29 agosto 2001, il ministro scrive al prefetto Giuseppe Romano: ritengo pertanto di sottoporre alle necessarie valutazioni una situazione che necessita di ogni attenzione. Malgrado la sollecitazione non sono adottati adeguati provvedimenti di protezione e Biagi viene ucciso dalle Nuove Brigate Rosse. Nel periodo del governo Prodi (2006-2008), torna a svolgere il ruolo di capogruppo leghista alla Camera. Il 7 maggio 2008 Berlusconi torna ad affidargli l’incarico di ministro dell’Interno.

Meloni: “Maroni una delle persone più capaci che abbia mai incontrato”

Dopo la caduta del governo Berlusconi nel 2011, Maroni si dedica al partito, spesso in contrapposizione con il cosiddetto ‘cerchio magico’ di dirigenti che attornia Bossi. con lo scoppio dello scandalo sui fondi della Lega, inizia la sua scalata al partito, che culmina con l’elezione a segretario federale nel congresso di Assago, il primo luglio del 2012. Con l’elezione a Palazzo Lombardia, Maroni decide di lasciare la segreteria per dedicarsi a tempo pieno alla Regione. Nel dicembre del 2013 avviene il passaggio di consegne a Salvini, eletto nelle primarie convocate tra i gazebo. Nel 2014 viene iscritto nel registro degli indagati per “induzione indebita a dare o promettere utilita’ per presunte irregolarita’” inerenti due contratti di collaborazione a termine su progetti relativi alla fiera universale Expo 2015. Dopo essere stato condannato in primo grado e in appello a un anno di reclusione, e’ infine assolto in Cassazione nel novembre 2020. Vicenda processuale che lo aveva profondamente frustrato.

“Ricordo Roberto Maroni”, con il quale ho condiviso l’esperienza di governo, “una delle persone più capaci che abbia incontrato. Una persona che a questo Paese ha dato tanto, un amico”. Così il premier Giorgia Meloni in conferenza stampa rinnovando la propria vicinanza e le proprie condoglianze alla famiglia dell’ex ministro leghista scomparso.