Affitti più cari in Italia, sale il peso sui redditi: tutti i dati

Una bacheca contenente più avvisi di messa in affitto di case, a Roma, zona San Lorenzo

Drammatico aumento del peso degli affitti sui redditi degli italiani: secondo il Sole 24 Ore, tra il 2018 e il 2023 la media nazionale è passata dal 31,6% al 35,2%, con punte del 40% in ben sei città. L’analisi, condotta incrociando i dati Omi (Osservatorio del Mercato Immobiliare) con le statistiche fiscali, evidenzia un rincaro medio del 3,6% per i canoni liberi, con picchi a Vicenza (+8,5%), Bologna e Milano (entrambe +6,3%).

Il carro affitti sfianca tutta Italia

Nel capoluogo lombardo, dove l’incidenza media si attesta al 37,4%, i nuovi contratti sfiorano i 1.122 euro mensili (+267 rispetto al 2018), contro i 967 di Firenze e i 947 di Roma. Un divario accentuato rispetto al 2018, quando la media era di 615 euro, salita a 731 euro nel 2023. Un rialzo ben superiore all’inflazione rilevata dall’Istat nello stesso periodo (715 euro).

Aumenta il peso sui redditi degli italiani

Unica valvola di sfogo per gli inquilini: la cedolare secca. L’applicazione della flat tax, che congela il canone all’inflazione, ha infatti favorito i 2,79 milioni di contribuenti che l’hanno scelta, contro i 3,65 milioni di case locate da persone fisiche.

Per chi firma un nuovo contratto, però, la situazione è drammatica: famiglie in cerca di case più grandi e lavoratori in trasferta sono i più colpiti. Le detrazioni per i redditi bassi (utilizzate da oltre 1,2 milioni di inquilini con redditi fino a 31mila euro) offrono un aiuto minimo, con un beneficio medio annuo di soli 171 euro.

13 capoluoghi, tra cui Roma

Nonostante il trend generale, 13 capoluoghi hanno registrato un calo dei canoni: da Pescara (-126 euro) a Venezia (-72 euro) passando per Roma (- 112 euro). Un dato che evidenzia la necessità di politiche territoriali mirate.

Se da un lato i redditi da lavoro dipendente sono aumentati del 6,5% tra il 2018 e il 2023 (anno d’imposta 2022), questo incremento non ha comunque compensato l’inflazione, attuendo solo parzialmente il rincaro dei canoni nelle zone a maggior crescita economica. Resta comunque aperta la questione dell’accessibilità abitativa, soprattutto nelle grandi città come Milano.